Regia di William Friedkin vedi scheda film
A 35 anni di distanza, non ho timori nel contraddistinguere quest’opera un capolavoro assoluto che si smarca prepotentemente dal gangster-movie di rango pur avendone tutte le caratteristiche. La portata innovativa del film è stata enorme, secondo me paragonabile letterariamente a quella avuta dal libro di Capote "A Sangue Freddo” (e come per quest’ultimo, Friedkin non sarà più in grado di trovare identica ispirazione).
L’incipit è noto: da un lato "rispettabili" criminali nelle figure di trafficanti stranieri e non, pseudo-artisti, killer, persone apparentemente di classe, ricche e raffinate, e dall'altro "brutali" poliziotti, vita misera, frustrati, antipatici, perennemente in lotta fra loro. Queste doppie antinomie sono il cuore del soggetto lucidamente sceneggiato da Tidyman e splendidamente diretto da Friedkin, che possiede un'altra interessante chiave di lettura nel descrivere una città incolore, moderna ma primordiale, in cui agiscono due specie, una in cerca di potere e bella vita tramite affari sporchi, e l’altra in caccia disperata della prima, con l'illusione di dare un senso alla propria esistenza. Una regia fredda, un montaggio tagliente e le interpretazioni superbe (Hackman inarrivabile) legano magistralmente sullo schermo un soggetto rivoluzionario per l'epoca; la pellicola infatti fu totalmente incompresa ed etichettata, secondo le convenienze, da giudizi politicizzati di destra o sinistra, (come usava in quegli anni).
Se è vero poi che viene soprattutto ricordata una scena di inseguimento ispirata al capostipite "Bullitt", in realtà è tutto il resto a dare le sensazioni più profonde. Esempio principe, i pedinamenti-appostamenti che durano giorni interi per gli uni al gelo, in auto, nella lunga attesa di un passo falso, e per gli altri fra lusso, chiacchiere e malcelati presagi di fallimento, il tutto incorniciato dallo scorrere del tempo (visivamente tratteggiato nelle sue lentezze e frenesie con grande tensione e ritmo).
Privati di qualsiasi carica nostalgica, elegia del genere, ed osservati senza comprensione ed accondiscendenza alcuna, mai fino ad allora si erano visti contendenti tanto ambigui affrontarsi, con esiti altrettanto vaghi, su un terreno così reale, crudo, spiazzante. CAPOLAVORO!
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