Regia di William Friedkin vedi scheda film
Capolavoro del genere
Due agenti della narcotici di New York, Jimmy "Popeye" Doyle (Gene Hackman) e Buddy "Tristezza" Russo (Roy Scheider), sono sulle tracce di un carico di eroina proveniente da Marsiglia. Dopo vari pedinamenti e numerose peripezie si arriverà ad un confronto finale decisivo tra i trafficanti e la polizia.
"The French Connection" costituisce senza ombra di dubbio uno dei più grandi polizieschi mai realizzati, nonché uno dei film più rappresentativi dell'allora nascente movimento della New Hollywood. Infatti, per capire l'importanza di un film del genere bisogna risalire al contesto in cui esso è stato partorito.
Siamo nel 1971, il modo di fare cinema della Hollywood classica aveva ormai fatto il suo tempo, la società americana era cambiata e di conseguenza anche le esigenze e le aspettative del pubblico erano diverse. Non è necessario dilungarsi ulteriormente su un argomento ormai notorio come questo; è sufficente tener presente il fatto che il cinema americano stava conoscendo un profondo e radicale rinnovamento. Infatti le coordinate del genere poliziesco vennero praticamente ridisegnate da "Il braccio violento della legge".
Traendo ispirazione da un fatto realmente accaduto e documentato, il regista William Friedkin, avvalendosi della sceneggiatura di Ernest Tidyman, costruisce un thriller urbano serrato e contraddistinto da un realismo allora inusitato per il genere, mostrando tutto lo squallore e il logorio della vita dei poliziotti (nonostante ci fosse stato già qualche tentativo in tal senso, certo di gran lunga meno incisivo, ad esempio nel film "Squadra omicidi, sparate a vista!").
Niente frasi e sequenze ad effetto, niente parentesi sentimentali, nessun barocchismo fine a se stesso: "The French Connection" ci restituisce la realtà per quello che effettivamente è; una realtà in cui il confine tra i poliziotti "buoni" e i trafficanti "cattivi" è molto labile, dal momento che i tutori dell'ordine utilizzano spesso e volentieri metodi degni di coloro che si propongono di sconfiggere. Alcune scene sono entrate di diritto nella storia del cinema, come lo straordinario inseguimento tra l'auto di Doyle e il treno sulla sopraelevata (per giunta una sequenza tanto pericolosa da filmare che fu girata direttamente da Friedkin, il quale a differenza del resto della troupe era l'unico a non aver famiglia, e di conseguenza l'unico a voler correre il rischio) o il finale "sospeso".
Fondamentale l'apporto del cast: straordinario Gene Hackman, che fu lanciato da questo film (e vinse anche un Oscar), ottimamente spalleggiato da Roy Scheider nel ruolo di "Tristezza"; a completare il quadro abbiamo poi una superba performance di Fernando Rey, nella parte del raffinato trafficante di droga Alain Charnier. Notevoli poi la fotografia di Owen Roizman e le martellanti musiche di Don Ellis.
Il film all'epoca ebbe delle insensate accuse di apologia del fascismo; fosse stato realizzato ai giorni nostri probabilmente lo avrebbero addirittura boicottato nelle sale, visto il dilagare del "politically correct".
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