Regia di Peter Yates vedi scheda film
Un film del tutto anomalo. E che trova in questa diversità dai canoni del genere degli spunti eccezionali.
Robert Mitchum non è un criminale esperto, non è il più sveglio, non è il più arguto tantomeno il più feroce. É semplicemente un cinquantenne che ha vissuto di piccoli espedienti e che un colpo in cui è stato coinvolto gli ha fruttato un'imminente condanna ed una mano fratturata.
Tuttavia, se da una parte cerca di cooperare con la polizia (attraverso un mellifluo ed ambiguo poliziotto), continua a mediare nell'acquisto e vendita di pistole ad una banda. Quest'ultima (senza che lui sappia nulla) le utilizza per delle rapine in banca, studiate con metodi eccellenti.
Tuttavia, il cinismo del poliziotto che lo utilizza come informatore e l'abilità di un altro informatore, che scaricherà su di Coyle la responsabilità della scoperta della banda da parte della polizia, gli saranno fatali.
Una trama che smonta pezzo per pezzo l'escalation di tensione che contraddistingue il genere noir. Coyle non è protagonista di una sola scena d'azione, non sospetterà nemmeno di venir condannato dall'organizzazione criminale e addirittura non si avrà nemmeno un faccia a faccia con il suo carnefice.
In un ritratto dove nessun personaggio è positivo: indimenticabili le caratterizzazioni del poliziotto interpretato di Richard Jordan (detestabile come nel personaggio che interpretava in Io sono Valdez), e del barista informatore di Peter Boyle (anche lui spregevole), lo spettatore assiste al declino del protagonista in una maliconica ed arrendevole (ma lucida) raffigurazione, impeccabilmente rappresentata da Robert Mitchum, antieroe per eccellenza. Nessun passo falso nella descrizione della vita quotidiana di Coyle: la moglie è una comune casalinga preoccupata per riuscire a tirare avanti (i due si abbracciano in una cucina trasandata), Coyle si vede in gesti quotidiani (con il carello della spesa o a bere in un bar). Brillante il sistema di esecuzione delle rapine.
Da non perdere.
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