Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film
Tre personaggi in cerca di punti di riferimento, sul finire degli anni Sessanta: uno è un ex-mucisicta, con problemi di alcool, conservatore ma non reazionario, che si trova lavoro come speaker in una radio di ultradestra, ("W USA", da qui il titolo) pur senza condividerne le idee, che sostiene un candidato alle elezioni, una è un'ex-prostituta che si è messa il passato alle spalle, un altro è un idealista che crede nell'Uomo, e cerca risposte in associazioni religiose. I tre convergono, si incontrano, ma per due di loro, le cose sono destinate a finire in tragedia. E l'ironia è che chi fa il più cinico, ha il peso di sopravvivere. Paul Newman era, oltre che una grande star, un uomo che credeva molto in quello che faceva: "Un uomo, oggi" è tra i titoli che lo vedono protagonista, tra i meno ricordati, ma merita una riscoperta. Non del tutto riuscito, anche perchè Stuart Rosenberg era un regista più volenteroso che abile, e comunque gli va riconosciuto di aver spesso illustrato problematiche americane che altri non avrebbero portato su uno schermo, ma "WUSA" è un dramma che ha un crescendo netto, porta alla luce un' America con i nervi a fior di pelle, molto meno democratica e civile di quanto si presenti. Ed infatti il Watergate era alle porte, e i disagi sociali, con gli scontri razziali e politici erano all'ordine del giorno, all'epoca della realizzazione del lungometraggio. Fotografato splendidamente da Richard Moore e con musiche di buon livello di Lalo Schifrin, trova il suo meglio nelle buone interpretazioni di Newman, che non ha paura di interpretare un personaggio perlopiù sgradevole, Joanne Woodward e Anthony Perkins, forse il migliore in scena, nell'esporre la fragilità di un personaggio bene intenzionato, ma che compirà un atto estremo, e che subirà una sorte inaspettatamente barbara. Il film si chiude su Neil Diamond che intona "Glory road", con amara ironia.
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