Regia di Michael Powell, Emeric Pressburger vedi scheda film
Non potevano mancare nella filmografia di M. Powell ed E. Pressburger I racconti di Hoffmann, grande e magico capolavoro di Jacques Offenbach (Colonia 1819-Parigi 1880), visti i temi dell'artista, del demoniaco artistico, dell'amore, la dimensione fiabesca e quasi fuori dal tempo.
Powell inventa come al solito geniali soluzioni tecniche e visive, concrete e artigianali eppure visionarie, riuscendo ad aggirare le ristrettezze economiche. Scenografie fantastiche e coloratissime, eleganti e magiche, effetti illusionistici semplici ma perfettamente credibili grazie anche alla bravura dei ballerini, come nei movimenti meccanici delle bambole.
L'opéra-fantastique di Offenbach (cinque atti, o prologo, tre atti ed epilogo) ha avuto numerosi rimaneggiamenti fin dalle prime rappresentazioni in quanto sostanzialmente incompiuta nella forma: questo film non è certo esente, ma viene anche reinventato riguardo agli inserti coreografici rientrando nell'universo poetico dei registi, che non mancano di sottolineare anche l'ironia disseminata nella storia (tra l'altro, come immagine finale, compare la scritta Made in England, timbrata sulla copertina della partitura).
Al di là del film, consiglio caldamente però prima la conoscenza dell'opera (naturalmente consigliata a prescindere), magari nell'incisione Erato diretta da Kent Nagano.
La direzione musicale è di Sir Thomas Beecham, grande bacchetta inglese del tempo, che dà una interpretazione certamente bella ma comunque un po' antiquata (sentita oggi). La versione in esame è inoltre cantata in adattamento inglese.
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