Regia di Sam Wood vedi scheda film
Gli agenti guastatori Chico, Groucho e Harpo Marx proseguono, per la seconda volta sotto la direzione di Sam Wood dopo Una notte all’opera (1935), il percorso di scientifica distruzione dei presidi della società americana. Questa volta tocca alla medicina, letteralmente fatta a pezzi nella sua sacralità e credibilità di scienza. Il veterinario Hugo Z. Hackerbusch (Groucho, che per anni - raccontava il figlio Arthur - continuò a farsi chiamare Hackerbusch anche in famiglia) è un evidente ciarlatano, ma tutti i personaggi "positivi" del film sembrano preferirlo rispetto alla paludata professionalità dei veri esperti, in un rovesciamento dei valori significativo del più puro stile Marx. La trama, strampalata come di consueto, presenta alcuni elementi di novità. Il principale è il personaggio interpretato dall’eterna “spalla” Margaret Dumont, che integra qui il solito ruolo di ricca matrona con una divertita vena autoironica legata all'ipocondria del suo personaggio, e - narra Margaret O' Sullivan nelle sue memorie - andava in giro felice dicendo di avere finalmente una parte seria. Ma Un giorno alle corse è soprattutto uno dei grandi classici dei Marx, forse l'ultimo atto del loro periodo d'oro, un'occasione ghiotta per godersi il meglio del loro repertorio. I Marx raggiungono vere e proprie vette di comicità nelle gag della femme fatale che tenta invano di sedurre e ingannare Groucho (ennesimo esempio della misoginia dei Marx, che questa volta non si applica solo alla Dumont, e su cui si potrebbe scrivere un saggio), del consulto medico durante il quale Groucho si confronta con il serissimo dottor Steinberg (Sig Ruman, un comprimario d’eccezione, così come la citata M. O’Sullivan, stella di prima grandezza in seguito alla sua interpretazione di Jane nel ciclo di Taztan-Weissmüller), e soprattutto della lunga scena finale in cui tutti cercano di ritardare la partenza della corsa a ostacoli fino al ritrovamento del cavallo Hi-Hat (Cilindro, nell’edizione italiana). L’opera di demolizione dei Marx è totale, così come il piacere dello spettatore nel vederli all’opera.
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