Regia di E. B. Clucher (Enzo Barboni) vedi scheda film
Complice una serie di equivoci, Bud e Terence passano da vagabondi a Bond all'improvviso: se la caveranno benone avvalendosi, e abbondantemente, della licenza di malmenare. Sberloni e sberleffi a profusione, pura evasione e tante battute. Voto 6 e mezzo-7.
Nel 1983, dopo tre gloriosi lustri di furiose scazzottate comiche in giro per il mondo, il duo Spencer-Hill era già diventato un mito, pronto a confrontarsi con altri miti dell'intrattenimento; la sceneggiatura di Marco Tullio Barboni, figlio del regista del film Enzo, s'ispira forse a "Il grande botto" della premiata ditta Laurel e Hardy per condurre beffardamente Bud e Terence sulle orme del leggendario agente 007. Nel film di Stanlio e Ollio due umili e squattrinati individui si fingevano detectives e venivano coinvolti in un'esilarante (ed esplosiva) spy story; qualcosa di simile a quel che succede qui ai due picari interpretati da Bud e Terence. Tanto semplici e rozzi nelle abitudini quanto brutali nei modi, i due agenti sotto copertura (si fa per dire), costantemente e vanamente insidiati dagli scagnozzi del loro avversario, faranno risuonare sinistramente stanze e corridoi del lussuoso e ovattato Fontainebleau Hotel di Miami (lo stesso in cui il raffinato viveur Bond s'incontrò e scontrò per la prima volta col perfido Goldfinger) al ritmo sincopato di pugnazzi e sganassoni. Tra le tante gags riuscite, da segnalare la spassosa "tortura" della preparazione del panino, con ingredienti sin troppo freschi, per far parlare un agente nemico finto venditore di hot dogs. Nella parte del "Tigre" ritroviamo il simpatico David Huddlestone, già presente in "Due superpiedi quasi piatti", anch'esso girato a Miami, dove Bud e Terence erano di casa: ben cinque dei loro film sono ambientati nella capitale della Florida e dintorni.
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