Regia di E. B. Clucher (Enzo Barboni) vedi scheda film
Mi sento quasi in colpa a dare "solo" 3 stelle a un film con Bud Spencer e Terence Hill, per l'ammirazione e, ma sì diciamolo pure per quanto strano sia non avendoli mai conosciuti, l'affetto che mi lega a loro, ma questo "Nati con la camicia" ha più di un problema.
Nonostante ci siano tutti i soliti ingredienti alla base dei loro film, che li hanno resi inimitabili, questo in particolare presenta tre problemi:
1-verso la fine della pellicola, la sceneggiatura parte letteralmente per la tangente, più esattamente da quando entrano nel bagno di un ristorante che si rivela essere un ascensore e senza una spiegazione plausibile (ma neanche implausibile) li trasporta su una nave in mare aperto!
Da lì assistiamo ad un vera e propria deriva, che non ci richiede la consueta sospensione dell'incredulità ma il suo completo annichilimento.
2-le scazzottate sono davvero piuttosto deboli e -contrariamente al loro solito- mal coreografate; non ricordo un momento degno di nota, si va avanti al minimo sindacale, davvero triste poi la tizia stangona in tacchi a spillo che nel finale inizia a menare cazzotti. L'inevitabile e leggittimo calo di atletismo che si percepisce nella mitica coppia (che iniziava ad avere qualche primavera di troppo sulle spalle, del resto eravamo già nel 1983) andava adeguatamente bilanciato/compensato con una maggiore professionalità delle comparse, una regia più vivace e una coreografia delle scene di lotta molto più ponderata e oculata.
3-i nemici non hanno alcun carisma; per fare un esempio K1 non vale un dito del Capo di "Altrimenti ci arrabbiamo", ma anche i vari scagnozzi sono anonimi, mal caratterizzati e piatti
Queste le note negative; sul fronte dei fattori positivi ci sono loro, gli inimitabili di cui sopra, la cui alchimia perfetta, la presenza scenica e il mestiere bastano da soli a giustificare la visione del film.
Poi quà e là qualche battuta brillante (cui fa da contrappunto però qualche caduta di stile, che mi ha un po' meravigliato) tiene abbastanza alto il ritmo della pellicola, confezionata dal loro sodale E.B. Clucher purtroppo ben lontano dai fasti di "Lo chiamavano Trinità", che dirige con sufficiente mestiere su un soggetto consolidato ma anche troppo abusato (lo scambio di persona con involontario reclutamento, stavolta nei ranghi della CIA), ma senza mai un guizzo.
Ben sfruttato il luogo scelto per l'ambientazione, Miami, che fa da colorato sfondo alla vicenda.
Insomma minimo sindacale raggiunto, ma resta il rammarico di un'occasione persa.
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