Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Un'esperienza visiva inarrivabile, un'avventura d'intenso respiro e, assieme, un'ariosa dissertazione filosofico-esistenziale.
Il mitico, solenne monologo che il replicante Roy – uno spaventoso Rudger Hauer – pronuncia commosso di fronte al cacciatore di taglie Rick Deckard – un Harrison Ford sulla cresta dell'onda – prima di spegnersi è il nucleo concettuale dell'intera pellicola di culto di Ridley Scott. Di ciascun essere umano che assapora la vita e poi perisce, che cosa rimane? Nulla. Ma davvero bisogna ritenere per forza di cose che l'intrinseca caducità che ammorba l'esistenza – "E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia" – sia qualcosa di terribile o di atroce? Se il trapasso rappresenta un obbligo, non è che forse Dio l'abbia inventato affinché nessuno si pensi di sprecare la propria permanenza su questo mondo nell'inutilità? La morte serve: ricorda che si vive qui ed ora, che la felicità va cercata e non attesa, che ogni attimo di tempo è prezioso e irripetibile. Un messaggio di superbo impeto, ancor più drammatico ed efficace perché abilmente velato da un'ambientazione paranoica (la distopica ma seducente Los Angeles di un prossimo futuro) e dall'opprimente pessimismo della sceneggiatura di Hampton Fancher e David Peoples. Blade Runner, pilastro del cinema di fantascienza e adattamento del romanzo di Philip K. Dick Il cacciatore di androidi, è quindi un'esperienza visiva inarrivabile (gli effetti speciali meravigliano anche oggi e la regia è da manuale), un'avventura d'intenso respiro (l'appassionante intreccio è da noir) e, assieme, un'ariosa dissertazione filosofico-esistenziale che mescola i temi di Frankenstein (il rapporto tra creatura e creatore) con quelli della letteratura di Isaac Asimov (il rapporto tra umani e macchine). Negli anni a venire sarebbero uscite altre due versioni del film. Con un sequel (Blade Runner 2049).
Emozionantissima la musica di Vangelis, che si sposa idilliacamente col grigiore dell'atmosfera unendo pianoforte, sassofono e sintetizzatore. One More Kiss, Dear è cantata da Don Percival.
♥ Film STRAORDINARIO (10) — Bollino GIALLO
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