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Sedotta e abbandonata

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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cazzeggiatore del millennio

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La recensione su Sedotta e abbandonata

di cazzeggiatore del millennio
10 stelle

Classicone, classica commedia all’italiana: crudele e terribile.

  Un ragazzo compie uno stupro, dovrà quindi sposare la vittima ora perdutamente innamorata di lui.

  Classico esempio della commedia nostrana del tempo, l’affresco di un’Italia trascinata dal BUM economico e al contempo divorata da una millenaria arretrata mentalità senza speranza; come il filone vuole, la trama è fortemente drammatica ma lo sviluppo, i meccanismi, è quello tipico della commedia. Il punto però è che quando si parla di commedia all’italiana ci si dimentica di menzionare la caratteristica preponderante di ciò che la caratterizza: la crudeltà, come il pacioccoso padre di famiglia che ben vestito ride con gli amici ma che, dinnanzi al disagio della figlia risponde con brutalità, né l’aiuta né la sostiene ma ne abusa per i suoi scopi, col solo intento di non perdere la faccia. I personaggi stessi che orbitano attorno alla povera protagonista sono quelli tipici della commedia, brillantemente scritti con caratteristiche sopra le righe, sono però anche terribili, presi dalle tipiche nevrosi di chi non si sa adattare ai tempi che forse all’epoca correvano davvero troppo in fretta; come l’ereditiere in rovina che, non sapendo dove sbattere la testa, prova continuamente a suicidarsi.

  La Sandrelli, qui protagonista, oltre ad essere bella è anche bravissima; regge alla perfezione il ruolo antipatico di una vittima quasi martirizzata, un ruolo che spesso cade nel patetico, un ruolo che distanzia il pubblico che vorrebbe vedere sempre l’irreale protagonista vincente e positivo, lo stesso protagonista in veste di vittima diventa insopportabile. Proprio dagli occhi della ragazza esce in tutta quella violenza un’Italia di cui si parla troppo poco; poi, nella visione del bugiardo stupratore che cerca di discolparsi, interpreta alla perfezione per quei due minuti la parte della diabolica seduttrice: un improvviso cambio di vesti – tanto rapido ed intenso – da far l’effetto di un vero e proprio pugno nell’occhio: insomma, un’attrice che sa il fatto suo, preparatissima oltre che ben diretta.

  L’anatomia della Sicilia del tempo qui viene usata per rappresentare il piccolo borgo italico nei minimi particolari, dalla testa ai piedi; la mentalità di provincia intrappolata nei suoi tribali meccanismi, se si chiedono informazioni nessuno sa niente, davanti alla violenza tutti tacciono; un ambiente nel quale gli istinti esasperati sono sfoderati con sotterfugi e, frustrati, cadono sempre nella violenza costretti da uno stato di angosciante parossismo.

  Un classico insomma che ha fatto storia, difficile da mandare giù, difficile da levarsi di dosso, quasi un film dell’orrore alla fin fine.

 

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