Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Divorzio all'italiana parte seconda, ma Germi qui è ancora più feroce e sarcastico che nel precedente lavoro. Tutto ruota attorno alla stupidità del concetto di 'onore' che fomenta, paradossalmente, le ingiustizie, i reati e soprattutto le bassezze nella Sicilia contemporanea. Meschinità che arriva al gran finale con il busto intitolato 'onore e famiglia', dedicato al padre della ragazza finalmente accasatasi (ma dopo quale terribile percorso!). Nel piccolo paesino dove tutti sanno e tutti giudicano, ovviamente nessuno è innocente; il commissario ed il giudice lo sanno bene e per questo sono visti come il vero nemico da combattere. Germi utilizza un ritmo piuttosto serrato ed un montaggio rapido e coinvolgente; le inquadrature sbilenche, le distorsioni e le brutture e deformità fisiche dei protagonisti fanno il resto; la cinica morale è che realmente 'tutti vissero felici e contenti', ma qui il regista si permette di dare una valutazione morale (ovviamente pessima e ridicolizzante) sui personaggi - oltrepassando la soglia della neutralità cui invece si atterrà Scola nei Brutti, sporchi e cattivi. Buono il cast, bella scelta il bianco e nero, indimenticabile la sequenza western di Buzzanca che va a cercare il 'nemico' da sfidare a duello in chiesa. E la sua conclusione, così tipicamente da commedia all'italiana: non trovando il coraggio di sparare di fronte al suo avversario inerme, Buzzanca gli lancia contro la pistola, centrandolo in testa. Un'altra delle vette del grandissimo Germi.
Sicilia. Una sedicenne viene sverginata dal ragazzo della sorella: presto smascherato, fra le due famiglie è scandalo, ma in superficie tutto deve apparire normale. In realtà il paese mormora e tutti sanno e giudicano. La soluzione del matrimonio riparatore è inattuabile, per lo meno così come le cose stanno o sembra che debbano stare: comincia una serie di sotterfugi e sceneggiate in piazza, fino al 'lieto fine'.
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