Regia di Iain Softley vedi scheda film
Liverpool 1960: John Lennon convince il suo compagno della scuola d'arte Stuart Sutcliffe a partire con il loro gruppo rock per un ingaggio in un localaccio di Amburgo. La loro musica è ancora rozza, ispirata soprattutto al rock'n'roll americano; ma i cinque Beatles hanno una marcia in più. Il contatto con i giovani beatnik amburghesi, che si fanno chiamare Esistenzialisti, vestono sempre di nero, sono raffinati, intellettuali e portano i capelli tagliati a caschetto, fa il resto. Nel giro di un anno, la loro musica matura, l'originalità viene a galla, Amburgo li adora. Nel giro di un anno, Stuart si è innamorato della fotografa Astrid Kirchherr e ha deciso di abbandonare la musica per dedicarsi solo alla pittura; i suoi quadri sono violenti astratti, coloratissimi. Pochi mesi prima dell'esplosione della "Beatlesmania", Sutcliffe muore di emorragia cerebrale. Girato dopo molti anni di ricerche (non solo di documentazione ma anche del denaro necessario) dall'esordiente Iain Softley, Backbeat non è solo la storia del quinto Beatle, ma anche uno squarcio di un momento di transizione: sospeso tra i ’50 e i ’60, quando la cultura pop deve ancora esplodere, ma i suoi presupposti, i suoi protagonisti sono già tutti là, Backbeat non cerca di raccontare la nascita di un fenomeno culturale, ma piuttosto di cogliere quel momento di passaggio, quando la voglia indistinta di nuovo, e gli esperimenti e le velleità di culture diverse si concretizzano all'improvviso in una forma, un'espressione artistica, matura e definita. E ci riesce; anche se non è un film perfetto, ha calore, passionie e l'umiltà di non tentare una spiegazione onnicomprensiva e (magari) filosofeggiante dei Beatles e degli anni ’60. Costruito come cronaca di un passaggio alla maturità, mette davanti agli spettatori fatti (ricostruiti coi dialoghi con Astrid Kirchherr, che vive in Germania) e suggestioni. La suggestione degli scantinati. bohémien e delle fotografie malinconiche di Astrid, quella un po' fuori moda delle provocazioni dei giovani esistenzialisti tedeschi e quella del taglio dei capelli, quando nasce sotto i nostri occhi il famoso caschetto. Funzionano gli americani Stephen Dorff e Sheryl Lee, scelti come protagonisti per garantire al film l'uscita nel mercato Usa; ma i punti fi forza di Backbeat sono soprattutto Ian Hart, un Lennon nervoso e proletario, pieno di sfumature, energia e contraddizioni, e la musica, non riadattata dalle vecchie incisioni dei Beatles, ma ripensata da musicisti di vari gruppi (dai Nirvana ai REM, i Sonic Youth, i Soul Asylum...), per ricreare lo spirito del gruppo agli inizi, i tentativi, le invenzioni, le grossolanità, la voglia di cambiare musica.
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