Regia di Preston Sturges vedi scheda film
"In ricordo di tutti coloro che ci hanno fatto ridere: i saltimbanchi, i clown, i buffoni di tutti i tempi e di ogni nazione, le cui fatiche hanno alleggerito i nostri fardelli almeno un poco; con affetto vogliamo loro dedicare questo film"
Questa è la dedica che compare all'inizio di Sullivan's Travel, uno dei viaggi più memorabili che mai un film mi abbia fatto vivere.
Parla di Sullivan (Joel MacCrea), appunto, un regista che vuole girare un film serio, impegnato, non uno dei soliti sogni made in Hollywood. Vuole fare un film che
"e' una prova che noi non dormiamo, che non portiamo i paraocchi; io voglio che questo film sia un grido di dolore,crudo realismo!, i problemi dell'uomo della strada!"
"Voglio che sia uno spietato documento, voglio che sia uno spettacolo della vita, voglio che sia il film della verità, il ritratto autentico delle sofferenze umane".
Non sarebbe più semplice girare magari un'operetta?
"Ah, parlare di operetta in tempi simili, mentre il mondo compie un suicidio, mentere i cadaveri ricoprono la terra, mentre il ghigno della morte s'affaccia ovunque e i popoli si sbranano come lupi".
Sullivan vuol girare,
"...un'opera che fosse la prova che il cinema è una forza sociale e artistica di prim'ordine".
Ma i produttori lo ammoniscono:
"Vuoi fare un film sui mondezzai, che ne sai tu di mondezzai? Hai mai mangiato in un mondezzaio?"
Sullivan riconosce di non saperlo, e allora decide di provare a vivere da miserabile, con soli dieci centesimi in tasca.Il maggiordomo lo avverte anche lui, sulla miseria:
"...non bisogna accostarla nemmeno a semplice scopo di studio, è bene evitarla"
Sullivan: "si direbbe che tu l'abbia studiata a fondo!"
Maggiordomo : "Senza desiderarlo, signore!"
Affamato, Sullivan entra in un piccolo locale, ma non ha soldi...
"Dagli uova al prosciutto!"
A parlare è una ragazza (Veronica Lake) in cerca di fortuna nello star system, amareggiata per la sconfitta. E si apre al finto barbone con sincerità, senza fingere. Lui vuole ricambiare le uova al prosciutto, e lei
"Non è necessario, bamboccio; quando ti cambierà la fortuna pagherai a qualcuno che ha fame delle uova al prosciutto e saremo pari!"
Semmai nella mia vita sono stato toccato da un film sulla povertà, questo capolavoro straordinario detiene la palma.
In quei momenti di disfatta totale, il potere di una risata è immenso. Non si tratta di far dimenticare la realtà sociale attraverso film di svago, quanto di dare respiro almeno per due ore, almeno per pochi minuti, a persone sfibrate di ogni energia e fiducia nel domani. Questo è l'importante: dargli almeno un pò di energia e fiducia, non artificialmente chiedendo loro di stamparsi una risata sul volto.Per mezzo di questo contrasto tra due posizioni cosi' lontane - la risata e la disperazione della povertà - ho sentito sulla mia pelle la loro sofferenza.
Per "i dimenticati" (bellissimo titolo italiano) una risata in più o in meno significa la differenza tra la vita e la morte; la risata non è un optional, come per noi, che non ne conosciamo il significato a fondo; forse questo, guardando il film, ci imbarazza,non c'è scampo. Forse non avremo i soldi, ma non siamo quasi mai cosi' poveri da non avere mai neanche una risata, mentre per quelli è la norma.
Forse è vero che io sia un figlio di puttana,molte cose non mi toccano. Ma queste parole di albert Schweitzer, dette cosi' e non altrimenti, mi toccano profondamente:
"Chi ha anche solo qualcosa di superfluo è un benestante e non può adagiarsi, ma deve sempre inquietarlo la domanda se può assumersi, e fin dove può assumersi, la responsabilità di possedere qualcosa, mentre altri stentano a vivere".
(Predica 25.5.1919 Was sollen wir tun, pag.108)
Cosa avevi in te, grand'uomo, per potere sempre toccarmi cosi'?
Prima ci identifichiamo con un ricco, ci è simpatico da subito questo regista, poi siamo noi stessi che diventiamo poveri insieme a lui. Non siamo semplici spettatori distaccati...
Quando finisce il viaggio insieme alla ragazza, mantiene la promessa fatta a sè stesso di distribuire cinque dollari a testa ai poveracci della zona.
Sullivan distribuisce i soldi, ed è questo l'atto che lo condanna. Proprio un atto di carità...Uno dei barboni lo segue, per prendersi tutto, lo stordisce, lo deruba, e lo consegna ai guai. E lui, coi soldi, in una scena memorabile - comica, forse non può essere seria, il poveraccio fa di tutto per rimanere proprio sui binari sui quali passa il treno in arrivo nonostante siano gli unici sui quali passi un treno - trova la sua stessa morte.
Per una serie di combinazioni, Sullivan viene creduto morto - ora è davvero un "dimenticato" anche lui. Viene portato in prigione a causa di uno scontro con un ferroviere, un campo di lavori forzati, insieme ai più miserabili reietti. Ora che è un reietto, non c'è pietà per lui
"Non parlare mai se non sei interrogato!"
"Niente diritti!"
Ecco come lo trattano, e lo percuotono. Può un barbone sperare nella pietà?
L'aiutante del capo del campo, un vecchietto, fa il giro dei poveri diseredati, portando una parola di speranza
"Domenica andiamo al cinema!"
ripete a ciascuno, mentre li disseta.
E l'ora di andare al cinema arriva. Il cinema è una chiesa gestita da un pastore di colore, tutta la comunità è di colore, e cosi' quest'uomo parla ai neri presenti in chiesa:
"Vi prego, non fate sentir loro nè con la parola, nè con gli atti, nè con lo sguardo, che non sono ospiti bene accetti. Non vi allontanate da loro in modo altezzoso...poichè siamo tutti uguali agli occhi del Signore!"
per accoglierli, intonano, in maniera toccante, Go Down Moses (qui nella versione indimenticabile di Louis Armstrong
http://www.youtube.com/watch?v=SP5EfwBWgg0
e qui in quella del film
http://www.youtube.com/watch?v=u0CRAavN4EI)
durante le parole "Let my people go" si vedono solo i piedi incatenati di questi uomini.
Durante la proiezione di un cartone animato di Pluto e Topolino, Sullivan vede questi uomini dimenticarsi della loro situazione, e ridere. Anche lui alla fine ride.
Forse è un caso, ma è proprio quando Sullivan decide di fare l'elemosina con spirito di carità, che le cose cominciano ad andargli storte per davvero.
L'unica cosa che puoi fare per tentare di aiutare qualcuno, è tentare di mettere in moto in lui la fonte della sua futura ricchezza; non puoi dargli il pesce,- questo è necessario nell'urgenza - ma insegnargli a pescare. Devi perfino essere capace di ridere della povertà - non puoi temerla parlandone con rispetto. La povertà non merita rispetto, i poveri si. I poveri sono reali, non la povertà. La bambina di Memorie di una Geisha cambia la propria vita per un atto di Gentilezza. Non è detto che la vita te la riserverà, rimarrai in povertà, ma in quel caso non significa che tu debba parlarne con rispetto, non sei diverso dagli altri, ti accendi per una piccolezza come tutti. Nel film Veronica Lake cambia completamente atteggiamento al solo ricordare una scena divertente di un film divertente, nel coglierlo il film è magistrale.
L'uomo è ricco per natura, il povero in questo senso ha perso la sua umanità. La ricchezza è la natura interiore, e la vita è spietata: se non sei connesso a questa sorgente, tutto si accanirà contro di te. Piangi, e piangerai da solo. Dura lex, sed lex. Se sei ricco,è facile che la tua sola presenza attiri altra ricchezza, come una calamita. Non si tratta di riconoscere la propria povertà, oppure no. Si tratta di mettere in moto la Fonte. E il tuo primo dovere è diventare ricco, non puoi dare niente senza prima possederla.
Questo film parla della Fonte, è un inno alla Fonte, non si ferma davanti alla povertà con sacro terrore. La società arriverà a dirti: "Come, ridi della povertà? E' blasfemo!" Ma bisogna ricordarci che Albert Schweitzer ha detto
"in fin dei conti solo ciò che è blasfemo è vero."
Soltanto quando riuscirai ad essere blasfemo, potrai abbattere la società che ti porti dentro...
Sullivan riesce a salvarsi, sposerà la ragazza compagna di povertà, ma non farà più il film drammatico e impegnato che voleva.
"E' molto importante far ridere la gente. C'è chi non ha nient'altro, sapete...non è molto, ma è meglio che niente in questo pazzo mondo".
Uno dei più grandi film che abbia mai visto, mi accompagna fin dalla primissima giovinezza anche se non proprio dall'infanzia.
Un film che temo perfino quasi di nominare, come se fosse un tempio in cui si celebra un rito sacro, al cui cospetto, posso finalmente ricordarmi di chi sono in realtà, e sentire in me la Fonte, il distacco dalla quale è la vera morte.
Ecco un link ad un pezzo che esprime in pieno i miei sentimenti verso questo grande capolavoro:
Bach/Busoni "Ich ruf zu dir, Herr" (Io ti invoco, o Signore) suonato da Vladimir Horowitz.
http://www.youtube.com/watch?v=cMlgyCb6vfg
Sulla regia di Preston Sturges
dicono che sia il suo capolavoro....
Sull'interpretazione di Joel McCrea
Perfetto.
Sull'interpretazione di Veronica Lake
Bellissima e perfetta.
dicono che sia il suo capolavoro....
Perfetto.
Bellissima e perfetta.
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