Regia di Aurelio Grimaldi vedi scheda film
Dopo aver scritto per Marco Risi Mery per sempre (1989) e Ragazzi fuori (1990), Aurelio Grimaldi si mette dietro la macchina da presa e decide di portare sul grande schermo la prima opera interamente realizzata - scritta e diretta - da lui. C'è da dire che il talento non gli manca, perchè la forma estetica della pellicola è di sicuro impatto (e la fotografia di Maurizio Calvesi è una garanzia in ciò); ma è proprio questo eccessivo impatto formale nelle immagini, questa patinatura leggera che non rende onore allo sporco, non solo morale ma concreto e fisico, che avvolge l'intera storia. Nel cast svetta un titanico Sperandeo, perfettamente a suo agio in un ruolo siculo (nonchè di 'cattivo') al cento per cento; Luigi Maria Burruano è l'altro nome di una certa notorietà in cartellone, mentre il resto degli interpreti si perde nell'anonimato, pur non sfigurando nessuno in particolare. Forse un'altra pecca di questa Discesa di Aclà a Floristella è la ridondanza della violenza, troppo spesso al centro dell'azione, fino al punto da risultare quasi noiosa, superata, già fin troppo evidente (non si contano le scene di sopraffazione e lotta, in cui i bambini hanno sempre la peggio). Un film di denuncia? No, ormai la materia narrata è lontana - fortunatamente - nel tempo. Da qui l'idea che, forse, dietro alla (discreta) apparenza del film ci sia poco da raccontare. 5/10.
A soli 11 anni Aclà, figlio illegittimo, finisce in miniera; qui cresce in fretta fra volgarità e brutalità, in un ambiente di omosessualità forzata e ferree gerarchie. L'unica soluzione è la fuga, ma non può tornare a casa perchè neppure lì è al suo posto...
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