Regia di Louis Malle vedi scheda film
Per certi versi, Milou a maggio è Il giardino dei ciliegi di Louis Malle. La manifesta tendenza cechoviana dell’ultima fase della sua opera esploderà certamente col metateatrale di Vanya sulla 42a strada, compendio malinconico e gioco recitativo sull’arte della simulazione, ma è del tutto palese in questa commedia bucolica sulla vacuità della borghesia francese. I confronti col grandissimo drammaturgo russo rappresentano interessanti suggestioni sull’eternità del magistero cechoviano: personaggi incapaci di risolvere qualcosa nella propria esistenza, impegnati a chiacchierare infinitamente sull’ipotesi dei propri mondi perfetti (Milou e la sua nipotina sono gli abitanti positivi perché puri e spudorati; i parenti sono repressi, deficienti o vanagloriosi); una casa in campagna che rappresenta il passato che non passa e il futuro che non potrà esservi se non nella memoria di chi ha vissuto (Milou che non vuole distaccarsene, a differenza dei parenti che vogliono venderla e spartirsi gli immobili e l’argenteria); i morti che continuano a vivere come fantasmi di una felicità perduta (la matriarca); la Storia che prosegue senza curarsi della dabbenaggine di una borghesia oziosa e vanitosa (il maggio del titolo è il maggio francese del Sessantotto).
Benché appartenga a quella particolarissima categoria dei “film del cazzeggio borghese” (in titolo simile per atmosfere e mood che avrebbe trovato una certa fortuna qualche anno più tardi è Io ballo da sola), Milou a maggio ha il passo scanzonato del passeggiatore campestre che pare evocare la dolce crudeltà de La scampagnata di Renoir. Commedia leggera ma forse non rilassata, lontana dalla sterile critica sociopolitica perché più interessata al ritratto di un coro di personaggi che incarna la decadenza morale e intellettuale di un certo ceto, è uno dei graduali passi d’addio che Malle ha architettato lungo i quindici anni finali della sua carriera (oppure le varie riflessioni sulla memoria: Atlantic City è la memoria del cinema classico, Arrivederci ragazzi è la memoria e l’addio all’ennesima potenza, Il danno è l’addio all’amore memorabile perché devastante, Vanya è l’addio all’arte della finzione: sono film che chiudono i conti con le dolci ossessioni del cinema di Malle). Splendido e svagato lo sguardo smarrito, complice e malizioso di Michel Piccoli.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta