Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Premesso che secondo me Ferreri è stato uno dei più grandi registi italiani (grandissimi, a mio parere, "El cochecito", "L'ape regina", "La donna scimmia", "Break Up", "Dillinger è morto", il suo capolavoro, "L'udienza" e "La grande abbuffata"), bisogna dire che "Diario di un vizio" non è certo uno dei suoi film migliori. Eppure l'idea di partenza era notevolissima, quella di un diario scritto da un uomo qualunque e lasciato in una camera d'albergo. Mi sembra che il film non renda bene l'idea che il diario di un vizio è anche il vizio di scrivere un diario, annotandovi i particolari anche più insignificanti (la temperatura, i cibi mangiati) e quelli più intimi ("tentato di masturbarmi"), nonché il numero di sigarette fumate, un po' come Zeno Cosini. Ferreri sembra piuttosto concentrare la sua attenzione sull'aspetto sessuale e in particolare sul rapporto con la pseudofidanzata Luigia, incostante e volubile ed obbediente al "va' dove ti porta il pube", molto più del protagonista. Penso comunque che la scelta più sbagliata del film sia stata quella di affidarsi a Jerry Calà, un attore indelebilmente bollato dai suoi trascorsi vanziniani e difficilmente riciclabile in ruoli più "seri": tanto è vero che quando lo si vede in impermeabile e occhiali scuri alla Stazione Termini ci si aspetta il peggio (o almeno che esca fuori con battute tipo "ho studiato!"). È invece inaspettatamente brava Sabrina Ferilli, che recita la sua parte da sciacquetta furba con la sua faccia, ma soprattutto con il suo corpo, allora non ancora inflazionato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta