Regia di Billy Wilder vedi scheda film
L'artista in panne creativa,e la dedizione al vizio per riempire i tempi vuoti,per smaltire la delusione di se stesso,per zittire la propria debolezza e non saper smettere di cercare una sorta di trance mentale,è un tema quasi abusato da letteratura e cinema,e a volte siamo sprofondati proprio nel clichè vero e proprio trattando l'argomento.Non è così per "Giorni perduti",film da Oscar per Billy Wilder e Ray Milland,che nell'arco temporale di un fine settimana racconta la caduta all'inferno e il tornare in carreggiata di uno scrittore che ha avuto successo,ma non sa tornare a certi fasti.In una scansione di tempo ben delineata,il film segue l'odissea buia del protagonista,fino ad un delirio alcoolico per l'epoca shockante,con la scena del pipistrello che sbrana il topo,da considerarsi ancora inquietante.I trucchi per bere,le "furbate" che anticipano i momenti d'angoscia vera e propria,il pessimismo più sfrenato,il sordido ambiente dei derelitti ormai preda delle bevute e ridotti quasi a morti viventi,e la riconquista di un minimo di dignità utile per riprendersi:il tutto in un'ora e quaranta minuti di proiezione davvero lancinanti,se considerato che si parla di un film di metà anni Quaranta.L'inventiva ed il coraggio,oltre che una mano solida nel dirigere gli interpreti non sono mai mancati al grande regista d'origine austriaca,e Milland è in uno dei suoi ruoli migliori.
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