Regia di Jane Campion vedi scheda film
Stucchevole e irritante, la tecnica lo salva da un'insufficienza grave.
La musica è forma d'arte e di spirito che definisce nella maniera più alta e celeste l'anima di una persona, rispetto a un fiume di prosaiche parole. Ada (Hunter) possiede solo la sua musica, in una Nuova Zelanda selvaggia e disarmonica, piagata dalla pioggia e lordata dal fango: la soave eco delle note del piano di Ada è l'unica traccia di vita in un paese altrimenti spento. Ciò che l'opera con malandrino inganno vorrebbe suggerirci è la storia di una donna sola e menomata, costretta ad abbandonare il suo adorato strumento (la sua vera voce, la modalità d'estrinsecazione del suo spirito) per colpa del nuovo marito crudele e insensibile, il proprietario terriero Stewart (Neill). Grazie al socio del marito in affari, il rozzo Baines (Keitel), riconquista il pianoforte e riacquista anche nuova linfa vitale. Prevedibilmente si consumano il tradimento, e poi la scoperta del tradimento da parte del marito, la vendetta, il rimorso, la cacciata della moglie dal talamo nuziale e dal proprio tetto. E poi ancora, il tentativo di suicidio della donna, il ripensamento, la rinascita a nuova vita, ed il riscatto completo. Nulla che non si potesse immaginare dopo circa una mezz'oretta di film. Tuttavia non è nemmeno questo il dramma peggiore. Il punto dolente dell'opera è che una vigliacca e lussuriosa tresca fra due personaggi che di genuino hanno poco o nulla, venga invece spacciata per una tormentata relazione fra due amanti fatti l'uno per l'altra. Il pianoforte non è strumento di elevazione dell'animo, ma mezzo di vizio e perdizione. Forse che Baines è realmente interessato alla musica? O non è forse più attratto dalle gentili forme della ritrosa suonatrice? E la santarellina Ada, è realmente una pia donna timorata di Dio, lei che svende la sua integrità di donna e di artista, per quello che in fin dei conti è un pezzo di legno con tasti? Nossignori, Baines è un assetato di sesso e Ada è una moglie scontenta che dietro l'atteggiamento di rifiuto cela invece un palpitante desiderio di finire sotto le lenzuola del primo prestante uomo capitatole sotto tiro. Non è un usignolo, è una poiana. Non c'è opera più artificiosa, letteraria o cinematografica che sia, di una che tenta in ogni modo di far apparire i personaggi per quello che non sono. Non possono bastare una colonna sonora grandiosa, o una fotografia incontaminata, o inquadrature tecnicamente ineccepibili, se manca una sceneggiatura solida e sincera. E' malauguratamente triste consuetudine dell'Academy cadere nella trappola di storie mielose e fintamente strappalacrime. Qui l'unica lacrima l'ho versata per il marito cornuto e mazziato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta