Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Un Soderbergh che ha tentato una strada diversa, avvinghiandosi ad un genere ed in un certo senso boicottando tutte le argomentazioni ricattatorie che ci potevano essere, una sfida, come d'altra parte questo regista ha quasi sempre fatto e magari mettendosi anche contro certa critica che specialmente in certi momenti ha cercato in tutte le maniere di distruggerlo. Qui analizza l'infanzia difficile di un ragazzino che con la sua famiglia vive nel momento più difficile dell'America post crisi 1929, riesce a non scadere nelle argomentazioni di presa facile, ma come di incanto si barcamena fra di loro, servendosi nella maniera giusta e prosciugando il tutto, ma non certamente l'emozione, che rimane sempre nella fase giusta. Una educazione sentimentale sentita e porta nella maniera giusta e non certamente populista, che un qualsiasi altro regista avrebbe adoperato, Una sceneggiatura scritta dallo stesso regista che nasce nella maniera migliore e che tiene conto dei veri grandi insegnamenti sul cinema di genere, e certamente in parte molto europea, come spesso lo sguardo di questo regista è da sempre attento. Tutto si muove nella maniera giusta e scandita bene nel racconto fra cui tutti i personaggi che ruotano intorno ad Aaron; il dramma non arriva mai all'eccesso ed alla facile speculazione, il miracolismo dell'ultimo momento è superato alla grande e quindi ci smuove nei binari giusti evitando i mille ed inutili fronzoli.
Una storia trattata al meglio
Sempre una regia a sfida in un genere abusato, ma in cui il regista si è distinto
ottima prova
lo vediamo più giovamne, ma sempre ottimo
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