Regia di Sergej M. Ejzenstejn vedi scheda film
Ricostruzione di uno sciopero conclusosi in un massacro; per non dimendicare gli orrori di cui è capace la società capitalistica, avverte l'ultima didascalia. Le prime attività clandestine, l'ingiustizia che fa scoppiare lo sciopero, il movimento che cresce malgrado le provocazioni di spie infiltrate, malgrado la fame, fino alla repressione, in un crescendo di brutalità, sono raccontate attraverso un movimento continuo, a tratti frenetico come una corrente impetuosa. Le immagini scorrono senza opporsi al flusso del racconto, senza fermarsi a chiedere l'applauso per quanto geniali siano inquadrature e movimenti di macchina, così come nessun personaggio emerge dalla massa, perché “Sciopero” non racconta di eroi positivi o negativi ma di due forze opposte che entrano in conflitto, il proletariato e il capitale. Il film è realistico quanto simbolico e se accostando l'immagine di un animale a quella di un grasso padrone Ejzenstejn fa della caricatura, quando racconta la morte di un bambino lo stile diventa brutalmente realistico. “Sciopero” è un'opera mirabile e rivoluzionaria nella sua concezione come nella sua realizzazione.
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