Regia di Sergej M. Ejzenstejn vedi scheda film
Il primo lungometraggio di Ejzenstejn è il suo film più propriamente rivoluzionario, sia nel contenuto che nella forma, la quale rinuncia a narrare una trama lineare, per concentrarsi sulle masse, con personaggi fortemente tipizzati ma non caratterizzati.
Probabilmente lo stesso regista riconobbe la difficoltà di raccontare uno sciopero che nasce puramente sul piano dei rapporti economici (la coscienza dello sfruttamento) ed infatti inserisce come elemento di innesco della protesta una situazione per così dire patetica, come il suicidio di un operaio ingiustamente accusato dai padroni di essere un ladro.
Ma è qui che Ejzenstejn utilizza nella maniera più massiccia un montaggio marcatamente simbolico, soprattutto quando presenta le spie dei padroni, accostandole, con i nomi e con le immagini ad animali: la volpe, il gufo, la bertuccia.
Memorabile la sequenza finale, dove una panoramica della macchina da presa mostra il risultato della repressione poliziesca dello sciopero: ci si trova di fronte ad una strage di corpi che fa venire alla mente un dipinto come Il trionfo della Morte di Pieter Bruegel il vecchio.
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