Regia di Sergej M. Ejzenstejn vedi scheda film
Nella Russia che precede la famosa “Rivoluzione di Ottobre”, all’interno di una delle tante fabbriche, scoppia una rivolta. Uno degli operai, ingiustamente accusato di furto, si impicca, ed i suoi compagni, per vendicarlo, decidono di scioperare. I capitalisti, con l’aiuto della polizia, reprimeranno lo sciopero, facendo finire la vicenda nel sangue.
Primo lungometraggio di Ejzenstein (anche se per gli standard attuali sarebbe un mediometraggio). Questo “Stacka”, nel 1924, è il film che lancia il maestro russo nell’Olimpo della cinematografia, anche se il successo arriverà solo col successivo, e personalmente meno efficace, “Bronenosec Potemkin”. Il montaggio è, come spesso accadrà per gli altri film del maestro russo, la cosa migliore. Anche se particolarmente sorprendenti risultano il ritmo delle vicende (in particolare la fase dello scoppio della rivolta in fabbrica) ed alcune peculiarità tecniche decisamente avveniristiche: alcune soluzioni di montaggio, gli effetti speciali e, ma di questo ne aveva fatto un caposaldo già Griffith, la divisione in capitoli.
Ideologicamente, si tratta di un perfetto esempio di cinema di regime: ogni scelta stilistica, ma soprattutto quelle legate alla sceneggiatura, sono tendenti a sottolineare il manicheismo sociale derivante dalla struttura ontologicamente antitetica delle due classi sociali prese in esame: la classe operaia, che rivendica i propri diritti, vive d’ideali puri e fa della cooperazione il proprio pane quotidiano, contro i grandi magnati dell’industria: cinici, spietati, arrivisti, inumani.
D’altronde l’esergo che precede il film è chiaro: la citazione di Lenin in cui si esalta la classe operaia come movimento lavorativo che, attraverso la collaborazione, può arrivare ovunque.
Un film decisamente sorprendente e di grande impatto. Per nulla noioso.
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