Regia di Richard Fleischer, Kinji Fukasaku, Toshio Masuda vedi scheda film
Super produzione nippo-americana (si parla di 25 milioni di dollari), addirittura girata da due distinte unità, una impegnata col cast americano e l'altra con quello giapponese. Il newyorkese Richard Fleischer, che ricordiamo alla regia degli interessanti sci-fi Viaggio Allucinante (1966), 2022: I Sopravvissuti (1973), oltre che del cult movie Conan il Distruttore (1984), firma il progetto finale. Fleischer si fa forte dell'esperienza maturata alla direzione de I Diavoli del Pacifico (1956), peraltro girato alle Hawaii, per raccontare una delle pagine più nere della storia bellica statunitense. Il film, il cui titolo è la frase in codice in giapponese ("attacco a sorpresa") che segna l'inizio dell'incursione aerea contro le postazioni americane, racconta le fasi che precedettero la battaglia di Pearl Harbor per concentrarsi in una spettacolarissima parte finale in cui, tra modellini e armamentari veri, si assiste alla disfatta americana per mano nipponica.
Lento nello sviluppo della prima parte, costruito con un taglio documentaristico di valenza burocratica/amministrativa, che non si sofferma sulle vite e sui sogni dei vari personaggi (lo farà il mieloso Micheal Bay con il suo Pearl Harbor) e orientato a raccontare con fedeltà storica gli accadimenti. Una soluzione quest'ultima su cui prova a basarsi anche il recente Midway (2019) di Roland Emmerich. Fleischer e i due giapponesi Kinji Fukasaku e Toshio Masuda (registi per la parte nipponica) dedicano parti pressoché equivalenti ai due distinti schieramenti. Il copione, che vede la firma anche del grande maestro Akira Kurosawa (che poi rifiutò la regia) oltre che attingere dagli spunti indicati nel libro di un docente universitario ex membro dello stato maggiore del generale MacArthur, è in odore di revisionismo storico rispetto a quanto si era fin lì mostrato al cinema. I giapponesi non sono più i barbarici nemici messi in scena negli anni cinquanta e sessanta. Tora! Tora! Tora! si propone di narrare una storia corale, la più obiettiva possibile, riabilitando anche alcuni ufficiali giapponesi non in linea con le scelte dell'imperatore, in particolare quella di allearsi con la Germania Nazista. Certo, non si manca di sottolineare l'infamia giapponese di aver attaccato un avversario facendogli giungere la dichiarazione di guerra ad azione militare conclusa, evento che macchiò di codardia il governo del sol levante. Simpaticissima la sequenza con un veivolo aereo di scuola guida che si vede fagocitato dalla flotta nipponica, con i giapponesi che guardano il piccolo aereo giallo come uno scarafaggio accerchiato da decine di insetticida pronti a eruttare il loro veleno. Non di secondaria importanza anche l'atteggiamento superficiale di ufficiali americani e di militari che, vedendo arrivare i bombardieri giapponesi, non si scompongono pensando che si tratti di veicoli amici e se ne stanno tutti impettiti ad ascoltare l'inno americano durante l'alza bandiera.
Tra le sequenze da rimarcare c'è anche l'epilogo, mentre tutti i giovani piloti nipponici esultano per aver centrato la loro missione, con l'ammiraglio Yamamoto (So Yamamura) che, scrutando l'orizzonte e a volto corrucciato, presagendo la tragedia che sarebbe poi giunta per la sua patria, sussurra: "Abbiamo risvegliato un gigante addormentato, riempiendolo di terribile determinazione e infondendogli la volontà di combattere e di vendicarsi!"
Fleischer è impersonale nel dirigere la prima parte di film, un po' soporifero in realtà anche a causa di attori che non riescono a spiccare. Tra questi si notano lo specialista di horror Joseph Cotten, il "leoniano" Jason Robards (fresco di C'era una Volta il West) e Martin Balsam (il detective che cerca di incastrare Ezio Greggio ne Il Silenzio dei Prosciutti). E' forse Balsam a offrire, tra gli occidentali, la migliore interpretazione, quando dal suo ufficio si affaccia sul porto di Pearl Harbor flagellato dalle bombe. Una scheggia infrange la vetrata dalla quale l'esterrefatto ammiraglio scruta l'inferno: "Sarebbe stato più pietoso se quel proiettile mi avesse ucciso!" il quasi silente commento.
Bene anche alcuni attori giapponesi, tra i quali l'attore che interpreta il comandante che guida l'attacco dei bombardieri, a cui i meccanici hanno donato la fascia che riproduce l'alba rossa giapponese e che il militare si avvolge sul capo. Bella anche la scena con l'attore che, guidando la flotta aerea e scrutando a ponente le nubi sopra il mare, indica ai compagni d'azione il sole e dice: "Guardate, è la nostra bandiera!"
Film dunque caratterizzato da grandi propositi, che spicca in spettacolarità, specie se si considera l'anno di uscita, nelle fasi del combattimento finale. Sequenze per l'epoca eccezionali, che saranno, non a caso, saccheggiate per un decennio da film quali La Battaglia di Midway (1976) di Jack Smight e la miniserie Countdown Dimensione Zero (1980).
Il film ha vinto un oscar (migliori effetti speciali, curati da Flowers & Abbott) e ottenuto quattro ulteriori e meritatissime nomination (fotografia, scenografia, montaggio e sonoro). Di spessore anche la colonna sonora curata dal futuro premio oscar Jerry Goldsmith. La confezione tecnica pertanto si presenta degna di un vero e proprio kolossal, peccando qualcosa nella regia (prima parte impersonale) e nelle interpretazioni. Non apprezzatissimo in Italia, come buona parte dei film bellici, Tora! Tora! Tora! si piazzò in venticinquesima posizione nella stagione 1970-71, dove trionfò il film Per Grazia Ricevuta davanti a Lo Chiamavano Trinità e a La Moglie del Prete. Fu comunque il war movie sulla seconda guerra mondiale più visto dell'anno.
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