Regia di Jacques Deray vedi scheda film
"La fortuna non esiste....."
Un amara frase come conclusione d'un ascesa sodale,d'un amicizia "cameratesca" e virile,come quella tra Roch Siffredi (!) e Francois Cappella.Il regista "di genere" Jacques Deray cala nella telecamera una Marsiglia anni 30 dal respiro malavitoso,una citta' e dei luoghi qui esaltati da un eccelsa fotografia e da un accurata ricostruzione scenografica,dettagliata nel donare un aura "retro' " molto realista.Un realismo che tuttavia fa il palio con elementi "leggeri",dove la direzione attoriale si affida ad uno sferzante sarcasmo.
In "Borsalino" sopravvivono egregiamente stilemi e strutture del "noir" francese,elementi come il virilismo e l'amicizia che ritroveremo in letture piu' nichiliste nel cinema antieroico di Melville.Qui la regia lavora invece su livelli sfalsati,suddivisi in due parti differenti.La prima s'affida alla presentazione dei personaggi,dal bel tenebroso Siffredi allo sferzante Cappella,sono le icone Delon e Belmondo a rappresentare due criminali di mezza tacca dalle ambizioni in grande.
Deray utilizza primi piani,piani sequenza e carrellate riportandoci ai fasti da cinema gangster americano in stile Hawks o John Huston,sottolineato da sparatorie massicce e da un azione compatta nel disegnare un piano di totale ascesa.
Perchè quella di "Borsalino" è se vogliamo una parabola umana,di uomini che portano sul viso la lettura "classica" del noir,stemperata alla grande dall' humor "canagliesco" disegnato su misura nel rubacuori Belmondo.
Belmondo e Delon si contendono cosi' la scena,senza "rubarsela" a vicenda,ognuno secondo un "ruolo" predefinito,tutto cio' collocandosi in una vicenda delinquenziale scritta diligentemente,accesa e appassionante che coinvolge totalmente lo spettatore.
"Borsalino" è infatti un opera da "status cult",serrata e umoristica,venata di amaro esistenzialismo che cozza con ambizioni e (dis)illusioni di due simpatiche canaglie.Va reso atto ad un film sorprendente nella forma,miscelato ottimamente dalla regia che mette in campo stile ed eleganza,esaltati dalle "vis" carismatiche di Belmondo e Delon.
Un duo che cerca lo "scacco matto" nei confronti dei "mammasantissima" marsigliesi,rappresentati da un grandissimo Arnoldo Foa' nei panni di un capofamiglia spietato.
Personaggi da letteratura "Hard boiled" spruzzati d'un certo "francesismo" che non invade il campo d'azione,tutto è infatti funzionale alla storia,dura e cruda nelle sparatorie,quanto ironica nell'iniziale scazzottata tra Siffredi e Belmondo,che pur nel "machismo" acceso ci riporta alle comiche anni 20.
Nonostante cio' Deray ci riporta nel finale ad un amarezza reale,palpabile gia' nell'ultimo (splendido) dialogo tra i due amici,dove si intuisce quanto potere,ambizioni e denaro potrebbero logorare qualunque cosa......anche una splendida amicizia.......
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