Regia di William A. Wellman vedi scheda film
"È nata una stella" diretto nel 1937
da William A. Wellman,devo dire
che mi è piaciuto.
La storia racconta che Esther Blodgett approda a Hollywood,
partendo di notte e grazie ai soldi della nonna va
all'avventura per diventare un'attrice famosa; ma la ragazza
non ha vita facile e gli inizi sono stentati.
Però il caso,le dà una mano,e si ritrova grazie all'amico
aiuto regista conosciuto alla pensione a un ricevimento
a fare la cameriera e incontra il famoso attore Norman
Maine, che si innamora di lei e diventa, in qualche misura,
il suo pigmalione, aiutandola nella scalata verso le majors e
le produzioni che contano.
Esther,adottato lo pseudonimo di Vicki Lester, diventa
una stella, proprio grazie ad un film che ha girato insieme
a Norman The Enchanted Hours.
I due si sposano ma la stella di Norman comincia
a declinarsi.
Il Film è prodotto dalla Selznick International Pictures
con il benestare della United Artists,vuole narrare
il mondo dorato di Hollywood com'era alla fine
degli anni '30 con stelle che decollavano e crollavano,
ed è il prototipo prima dei tre remake che verranno
nel 1954,nel 1976 e quello nel 2018, e alla regia
figura William A. Wellman,regista preparato che
puntava molto al linguaggio narrativo realistico,
e mette in scena il "Sogno Americano" sotto il punta di vista di una ragazza,
appassionata di Cinema,derisa dalla famiglia
tranne dalla nonna,che parte per l'avventura
di Hollywood.
Cominciamo con il dire che il Film è rovinato
dal doppiaggio Italiano non fatto benissimo,
ma comunque la storia riesce a coinvolgerti bene
per come la ragazza comincia a frequentare
i salotti di Hollywood, e conosce il suo idolo
Norman Maine prima in un teatro e dopo
a un ricevimento,ed è disegnato come
un viziato e ubriacone,però e da lì che
scatta l'attrazione reciproca tra i due.
Però devo dire che nella storia la ragazza
entra troppo presto al primo Film importante,
e questa cosa mi ha lasciato perplesso perché
si vede solo un accenno di gavetta,e allora
subito arriva e diventa famosa,ma la scena
che mi è rimasta impressa e quella dell'Oscar
che Norman si presenta ubriaco e che lo
vuole per il peggiore Attore (che tra l'altro
dopo lo inventarono davvero).
Comunque da una parte la stella brilla e
dall'altra va in declino e lei cerca di aiutarlo
invano in tutti i modi,anche di farlo lavorare,
fino all'epilogo.
Il regista coglie bene l'atmosfera di quei tempi,
dove non c'era la Tv ma la radio e i produttori
aspettavano fuori dai Cinema per sentire le
opinioni della gente,ma non si risparmia
l'altra figura di Hollywood,anche se non la
fa vedere più feroce di quanto dovrebbe.
Da segnalare la buona direzione del Cast
dove spiccano le interpretazioni di
Janet Gaynor nel ruolo di Esther Blodgett detta Vicky Lester
e Fredric March in quello disperato di Norman Maine,
che entrambi ebbero una nomination all'Oscar
e poi Adolphe Menjou-May Robson-Andy Devine-
Lionel Stander-Peggy Wood e Owen Moore
nel ruolo di Casey Burke,che curiosamente
l'Attore fece la stessa fine di Norman nel Film.
Invece nel reparto tecnico segnalerei
la Fotografia di W. Howard Greene
colorata coi i primi Technicolor
e devo dire ben fatta,gli e effetti speciali
di Jack Cosgrove,le musiche di Max Steiner
e le scenografie di Lansing C. Holden - Edward G. Boyle (associato)
Lyle Wheeler (architetto-scenografo),che rendono
una buona messa in scena.
In conclusione un buon Film,
dove Wellman mette in scena il
"Sogno Americano", che vorrebbe
chiunque sfondare e descrive
la dorata Hollywood neanche
in maniera feroce di quanto avrebbe
potuto fare,ma rimani comunque
coinvolto per un finale amaro,
ma aperto a un futuro migliore,
per un idea geniale e iniziale
dove si vede lo scritto della
sceneggiatura risultando
Cinefilo,come poi tutto il
complesso.
Il mio voto: 7.
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