Regia di James Bridges vedi scheda film
Potrebbe essere un seguito, o meglio una rivisitazione texana, della Febbre del sabato sera, con i locali dove si suona la musica country e si cavalca il toro meccanico al posto delle discoteche di New York. Lo sfondo sociale della vicenda, comunque, è altrettanto importante, con il protagonista (John Travolta) nei panni di un bovaro texano che s'impiega come operaio nell'industria petrolifera nei dintorni di Houston.
Su questo substrato, si svolge la storia del nostro Bud, che s'innamora di una ragazza che bazzica il locale di cui sopra e la sposa in quatto e quattr'otto, portandola a vivere in uno squallido prefabbricato semovente. Bud si appassiona sempre di più alle gare di resistenza in groppa al toro meccanico e vorrebbe che la giovane moglie stesse a casa a fare la brava massaia. Lei non ci pensa nemmeno lontanamente e comincia a prendere lezioni di questa forma di rodeo da un cowboy avanzo di galera. A questo punto, il toro meccanico assume i connotati di esplicita metafora sessuale, tanto più che la ragazza si mette insieme al nuovo campione (e Bud si trova una compagna bella e di famiglia ricca), mentre il giovanotto si deve presentare alla sfida decisiva con il poco di buono con un braccio fratturato, frutto di un incidente di lavoro.
Con Urban Cowboy, Travolta risollevò la propria ancor breve carriera dopo una prova decisamente deludente (Attimo per attimo, 1978) e si trovò accanto la giovane Debra Winger, dotata di ottimo talento, sebbene ancora un po' acerba. Su tutti, però. emergevano il fisico asciutto e la faccia dura di Scott Glenn, forse l'attore migliore in campo.
Da segnalare anche che la finale del rodeo si svolge con il sottofondo musicale della grande Charlie Daniels Band.
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