Regia di William Friedkin vedi scheda film
Billy Friedkin è davvero uno dei più grandi filmaker di sempre, e lo dimostra maggiormente in film difficoltosi e meno riusciti come questo che con i suoi grandi capolavori, proprio perchè è riuscito a renderlo interessante pur non avendo sotto mano uno script eccezionale o una schiera di attori di prima fascia: tira fuori il meglio da Jenny Seagrove trasformandola in una strega malefica mascherata da tata affettuosa al servizio di uno spirito secolare che si nutre dell'anima di bambini nati da non più di trenta giorni, l'attrice funziona nel ruolo e i suoi occhi di ghiaccio sono l'elemento che per primo crea l'atmosfera malefica che si respira in "The Guardian" dove un bosco indemoniato dominato da un albero nero protetto da un branco di coyote feroci è lo spazio lugubre e pauroso sul quale costruire sequenze da brivido dando sfoggio di una regia come sempre sotto controllo e ricca di trovate che sfruttano al meglio effetti speciali meccanici senza mezzo frame al computer.
L'incontro di Camilla con i tre punk nella foresta è la prima bella sequenza che sviluppa ottimamente la sensazione di minaccia malsana del maniaco psicopatico che ti si para davanti, appena il coltello gigante dimenato per diversi minuti davanti l'obiettivo affonda nelle carni della ragazza con conseguente schizzo di sangue si scatena il guardiano che la protegge sciogliendo la tensione accumulata, lasciando spazio all'ottima animazione dell'albero ottenuta con gli effetti meccanici e un montaggio preciso.
Tutt'altra atmosfera si respira nella sequenza in cui Ned insegue Camilla nel bosco: se nella scena precedente era tutto sotto la luce del sole ora siamo avvolti dalle tenebre e questa volta è la ragazza a sprigionare il suo spettro minaccioso, appena un effetto grafico per la trasformazione della pelle in corteccia e tanta ottima regia e messa in scena dal bosco fino alla villa con il sangue che si deposita sugli oggetti toccati da Ned, i coyote che compaiono e scompaiono dai frames nei continui cambi di inquadratura.
Il finale appare invece obbligatorio e meno fantasioso ma comunque la regia di Friedkin è sempre ottima anche per quanto riguarda la direzione degli attori, Dawier Brown e soprattutto Carey Lowell (una bellissima ragazza ma anche un'attrice ingessata) guadagnano punti sotto la sua guida così come "L'albero del Male" che a quanto pare non è molto apprezzato dal suo autore ma non è affatto un film indegno nella sua preziosa filmografia.
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