Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
La ragione è dalla parte di Verdone quando afferma che "Borotalco" è il film più importante della sua carriera di attore e regista, perchè dopo i primi film in cui proponeva in forma di lungometraggio i personaggi televisivi irresistibili ed esilaranti che lo avevano reso noto all'Italia intera i produttori che lo avevano sponsorizzato erano convinti di averlo sfruttato al meglio e che non avesse più frecce al suo arco, al contrario Verdone voltò pagina abbandonando quella forma senza esitazioni e sceneggiando una storia incentrata su un personaggio leggero ed impalpabile come il borotalco, infilzato in una realtà ordinaria fra un lavoro di rappresentanza tipico dei primi anni ottanta, una promessa sposa banale e scontata con il padre pizzicagnolo rude ed ignorante che lo vorrebbe come genero garzone a vita.
C'è tutta la voglia di cambiare marcia e sgomitare nel mucchio di attori e registi emergenti di quegli anni come Moretti e Nuti affermando la propria dimensione sempre tesa a descrivere la ricerca della vittoria giornaliera a discapito di una sconfitta che aleggia costantemente, c'è tutta l'ingenuità di una regia approssimativa e di una messa in scena acerba in "Borotalco", ma il film è tenero e divertentissimo con dialoghi e battute memorabili entrate nell'immaginario popolare, come il personaggio catalizzatore di Manuel Fantoni interpretato da un superbo Angelo Infanti, un contaballe per passione che si ritrova fra i piedi il timido Sergio Benvenuti quasi per caso diventando suo mentore involontario.
La sequenza in questione sprigiona un fiume di risate con il romanzo della vita di Cuticchia in arte Fantoni (perchè vuoi mettere come cognome...) fra i seni a borraccia della Welch, Richard Burton che vomita sulla moquette e il giro del mondo sul cargo liberiano, tutte le fregnacce di Cuticchia sono linfa vitale per Sergio che in pratica assume la sua identità per far colpo sulla spumeggiante collega Nadia incarnata alla perfezione da una Eleonora Giorgi credibilissima nel ruolo della coatta carina ed intraprendente con il mito di Dalla e dei divi di Hollywood.
Il mito americano è una presenza concreta sulla generazione degli anni ottanta: Verdone e De Sica amici per la pelle si assentano dalla realtà ballando On Broadway direttamente da "All that jazz" nella loro stanza al convitto in cui campeggia il poster di "Tarzan" con Bo Derek, Fantoni ha la casa piena di foto autografate da superstars quali Dustin Hoffman e Burt Lancastere, Nadia e la sua amica hanno appese al muro le foto di Steve McQueen e James Dean, domandano curiose a Sergio finto Fantoni notizie sulla sessualità di Burt Reynolds e Bob De Niro.
La loro realtà però è quella della 500 sgangherata, delle code chilometriche per il biglietto del concerto di Lucio Dalla con il rodie che apostrofa Nadia mentre cerca di intrufolarsi nel back stage con l'epiteto "Sgomma", dei calli ai piedi di Sergio dopo una dura giornata in giro a vendere enciclopedie con scarsi risultati e di Mario Brega nei panni del potenziale cognato Augusto, assolutamente devastante nel monologo iniziale alle prese con le scarpe per la figlia, er sangue a ettolitri, le olive greghe, 'a pizziocheria n'do sta tutto 'ngranato, una delle parti memorabili del film che oltre a questa mette in mostra una serie infinita di situazioni ed equivoci esilaranti.
Verdone trova una nuova identità ed un personaggio perfetto per le sue caratteristiche di tenerone con il faccione che prova a fare il Fantoni, perchè l'abito fa il monaco.....o' fa, e la Giorgi in un certo senso lo aiuta dall'alto della sua maggiore esperienza a far funzionare il tutto con risultati eccellenti fino all'ultima bellissima sequenza del film che esprime per me un concetto fondamentale riguardo alla scintilla che scocca fra un uomo ed una donna: puoi anche vestire un costume ed indossare una maschera ma la donna che hai davanti, nonostante rimanga ammaliata da quella facciata, riesce comunque a vedere quello che c'è veramente dietro ed è ciò che la colpisce veramente di te, anche se è contenta di sapere che vai a cena con Robert Redford e consigli a Dalla la scaletta da suonare....già il vecchio Lucio è un altro valore aggiunto con le sue splendide canzoni per questo gioiello della commedia all'italiana della new generation.
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