Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
La grande commedia all’italiana dei Comencini, Monicelli, Risi, Scola e dei quattro colonnelli: Gassman, Manfredi, Sordi e Tognazzi per citare i più rappresentativi, non sembra aver lasciato grandi eredi. Nel corso degli ultimi venti-trent’anni tanti sono stati i nomi che si sono avvicendati in questo arduo compito, ma solo pochi degni di nota: Virzì, M.Risi, Luchetti, Veronesi, Ferrario, Muccino, Salvatores, Mazzacurati, Vanzina e a modo suo Moretti; alcuni di questi hanno abbandonato il campo, altri saltano da un genere all’altro, altri sono discontinui o solo velleitari. Solo il primo, a mio avviso, è il migliore in assoluto. Carlo Verdone, invece, è l’erede naturale di Alberto Sordi, attore e regista lanciato da Sergio Leone nel 1980, i suoi coevi del periodo non hanno retto al passare delle mode e delle stagioni. Infatti se Massimo Troisi ci ha lasciati, Francesco Nuti si è perso, Roberto Benigni quasi e Maurizio Nichetti è in crisi di ispirazione e di spettatori, il comico romano resiste e si rinnova (ultimamente mica tanto) ad ogni nuova stagione senza mai perdere il contatto con il pubblico, vero motore della commedia. Il talento nell’impersonare mimeticamente persone comuni con tic e gesti è sempre stata una sua prerogativa nata dall’osservazione diretta della realtà. Nelle sue commedie non si è limitato a raccontare i costumi degli italiani, ma anche la sua generazione con ironia e affetto. Dopo il dittico UN SACCO BELLO e BIANCO ROSSO E VERDONE prodotti da Leone e sceneggiati con i veterani Benvenuti e De Bernardi, abbandona le interpretazioni multiple di più personaggi per uno solo affiancato da una presenza femminile come co-protagonista, ecco quindi BOROTALCO scritto con Enrico Oldoini e prodotto dai Cecchi Gori, con i produttori fiorentini sarà l’inizio di un lungo e fortunato sodalizio.
Sergio Benvenuti, un giovane timido e imbranato diventa venditore di enciclopedie su “I colossi della musica”, è promesso sposo di una ragazza figlia di un rude pizzicaròlo (il grande Mario Brega), vive in un convitto con un eccentrico napoletano (un simpatico Christian De Sica con ciuffo ossigenato). Parallelamente alla vita di Sergio, vediamo anche quella di Nadia Mandelli (una bravissima Eleonora Giorgi), una bella ragazza sicura di sé, accanita fan di Lucio Dalla e collega iperattiva di Sergio. Quest’ultimo la contatta telefonicamente per aiutarlo nelle vendite, ma una serie di inghippi non gli farà incontrare Sergio Benvenuti bensì Manuel Fantoni, un bizzarro cialtrone (l’istrionico Angelo Infanti) che prima di essere arrestato lo ha abbindolato di chiacchiere sulla sua vita di uomo di mondo (“nun è vero niente!T’ho raccontato un mucchio di fregnacce!”). Sergio travolto dal suo entusiasmo venato di malinconia ne prende il posto, seduce Nadia ma non ha fatto i conti col suocero, il quale dopo un irresistibile monologo lo aveva intimato sulle sue mosse future: “…Sergio ricordati che è mi fiia!!!”. BOROTALCO è un compendio delle commedie verdoniane future (con il primo di una lunga serie di bei ritratti femminili), i personaggi non più di derivazione cabarettistica come nei precedenti film (anche se ben costruiti), qui sono schiacciati dai doveri familiari e dalle insoddisfazioni professionali e cercano rifugio in miti musicali (lei), nella mimesi di un’altra persona (lui), mantenendo sempre una bonarietà di fondo. Si ride e ci si diverte assai senza la cattiveria dei padri nobili della commedia, ma affezionandosi comunque ai loro piccoli destini, alle situazioni comiche e alle battute da imparare sempre a memoria nei suoi film.
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