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La donna scimmia

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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La recensione su La donna scimmia

di Kurtisonic
8 stelle

Ideologicamente vicino a Luis Bunuel per come porta alla luce del sole le ipocrisie e le distorsioni dei valori borghesi, Marco Ferreri a lungo ricordato per essere stato più considerato dalla critica che dal pubblico, negli anni d’oro del cinema italiano non esita a focalizzare le perversioni del quotidiano con un linguaggio sempre orientato su toni grotteschi e codici surreali. Uno scalcinato agente di spettacolo scova una donna affidata alle suore ricoperta completamente da una folta peluria. La convince a diventare un fenomeno da baraccone anche a costo di sposarla. L’uomo interpretato magistralmente da Ugo Tognazzi, incarna totalmente l’aspirazione borghese e la mitologia neorealista del disgraziato, disposto ad ogni compromesso morale per arrivare dove vuole, ma è altrettanto cosciente dell’inutilità del suo agire, dell’inaccessibilità profonda ad un mondo di benessere materiale e sentimentale al quale la sua condizione non può accedere. Annie Girardot è Maria,  la donna scimmia, razionalmente si comprende il suo dramma interiore e il suo bisogno di affetto che la spinge ad accettare il ruolo imposto dall’uomo, ma Ferreri gioca sull’astrazione e su moltiplicazioni simboliche. Il suo aspetto repellente viene protetto in strada, ma esibito a pagamento negli spettacoli, la diversità, cioè la sua unicità viene gradualmente concepita da lei nonostante le iniziali ritrosie catto-borghesi come un’arma di seduzione e sostanzialmente determinerà un’inversione di rapporti di forza con il suo scopritore, che diventa schiavo del suo potere. Ferreri mette anche in luce il peso e lo spazio dell’emarginazione, della diversità, la deformazione culturale attraverso lo sguardo deformante della società. Il ruolo della donna nel cinema del regista è fondante per la strumentalizzazione del corpo, del sesso, dell’ intrinseco rapporto fra la sua propulsiva forza di cambiamento e la debolezza conservatrice del maschio. L’uomo si dedicherà a ritualizzare il suo impossibile sogno di successo conformista liberando un dolore esistenziale incomprensibile a lui stesso, che non potrà che rivelare la sua intima natura, sempre sconfitta di fronte alla parabola ascendente della donna. Fra le scene più riuscite, quella del bagno di folla fra le strade di Napoli con Maria in abito da sposa che canta, si  esprime in una sequenza così tragica e umana  il sentimento e il dramma collettivo che nel tempo si trasformerà in storica incapacità della nostra società di crescere e di cambiare.   

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