Regia di Rolf de Heer vedi scheda film
Vero, grottesco, con punte drammatiche e momenti esilaranti, Bad Boy Bubby è il frutto curioso di una stravagante combinazione produttiva. Domenico Procacci, barese di nascita, romano d'adozione è uno dei produttori sicuramente più interessanti della nostra giovane generazione (Il Grande Blek di Giuseppe Piccioni, La stazione e La bionda di Sergio Rubini, La corsa dell'innocente di Carlo Carlei, di cui molto si è parlato in America e praticamente mai visto in Italia) decide di cambiar aria e va a lavorare agli antipodi, in Australia, con un socio, Giorgio Draskovic, che ha distrubuito in quel paese La stazione. Scritta e diretta dall'australiano Rolf de Heer (solo al terzo film, ma con una lunga esperienza video e televisiva), nasce così la storia inquieta e stimolante di un giovanotto strano e piuttosto disturbato che esce a scoprire il mondo dopo trent'anni trascorsi, letteralmente, in prigionia: una stanzaccia fatiscente, dove fin dalla nascita è stato nutrito, accudito e usato (anche sessualmente) da una madre orrenda e corpulenta. Piena di ironia, di libertà e di voglia di inventare, l'avventura di Bubby è stata una delle sorprese piacevoli della Mostra di Venezia dell'anno scorso dove era in concorso.
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