Regia di Rolf de Heer vedi scheda film
Bad boy Bubby è un chiaro esempio di come si possa realizzare un film mediocre o poco più, avendo a disposizione ottime idee; la sceneggiatura del regista è infatti un concentrato di spunti interessanti che potrebbero - a seconda di come sono sviluppati - tendere al pamphlet rivoluzionario come al naufragio nella più totale banalità. BbB rimane a cavallo fra questi due estremi per quasi due ore di pellicola, virando più spesso al secondo che al primo; la regia cruda e poco immaginifica di de Heer non si sposa infatti con i contenuti apocalittici dell'opera. Bravissimo invece l'esordiente protagonista, Nick Hope, che avrà un futuro fra serie e film televisivi australiani; australiano è anche il regista/sceneggiatore/co-produttore, mentre proprio in fase di produzione compare a sorpresa un nome italiano: Domenico Procacci, per Fandango. Il lavoro verrà presentato a Venezia ottenendo un enorme successo: si aggiudicherà Gran premio della Giuria e due premi minori, ma per la sua stessa natura profondamente critica nei confronti della religione e della società godrà di una distribuzione con il contagocce. Questo nonostante una traduzione eccessivamente buonista per il pubblico italiano, che deve sorbirsi un "Vai a quel paese, Dio" al posto dell'originale e ben più incisivo e chiaro "Fuck off God" (="Vaffanculo Dio"). La risoluzione finale della storia è forse un po' sbrigativa, ma data l'impronta surreale di tutto il film non c'è nulla di cui stupirsi; godibili gli intervalli musicali, nessun nome di richiamo nel cast. 4/10.
Bubby ha 35 anni ed è cresciuto solo con la tirannica madre in un appartamentino lurido e lugubre, lontano dalla civiltà. Un giorno il padre, alcolizzato pseudo-sacerdote, torna a casa: Bubby uccide entrambi i genitori e parte alla scoperta del mondo.
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