Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati con "Impiegati" offre un impietoso ma efficace ritratto della società yuppie di metà anni '80, quasi uno spaccato di un microcosmo fatto di disincanto, arrivismo e competitività in un freddo open-space ante litteram dove un gruppo di giovani bancari cerca un posto al sole per fare carriera o anche solo per ritagliarsi uno spazio di sopravvivenza. Così, tra tradimenti lavorativi e più prosaiche corna coniugali, si dipana un mondo di piccole e grandi invidie, rapporti che si creano e si rompono come bicchieri di cristallo, vecchi rancori e nuove affinità elettive tra chi sa stare al gioco e chi cerca solo di recitare al meglio un ruolo. A volte il film sfuma nel paradosso, ricordando a tratti il quasi contemporaneo "Fuori Orario" di Scorsese, ma comunque Avati è sempre un abile ritrattista ed anche qui non si smentisce nel regalare una descrizione calzante di anni di disimpegno ma al tempo stesso effimeri e non privi di una buona dose di cinismo.
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