Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati scrive (con il fratello Antonio, anche suo produttore, e Cesare Bornazzini) e dirige questo 'piccolo' (pochi personaggi, trama fatta di situazioni piuttosto ordinarie) e semplice film sul mondo del lavoro impiegatizio negli anni '80, in particolare sul fenomeno degli 'yuppies', i giovani arrivisti figli di buona famiglia. Il protagonista, che non ne fa parte, li osserva muoversi (e mordersi) attorno a sè, ma pur non giudicandoli apertamente, riesce a rimanerne sempre distaccato; Luigi è onesto, 'buono', ma altrettanto ingenuo e forse anche per questo è difficile simpatizzare più di tanto per lui. Ciò che d'altronde è inevitabile constatare con amarezza è il penoso livello degli attori (compreso senz'altro Botosso, meglio tacere poi di Barbareschi): questa volta il flop di Avati parte innanzitutto dal casting; un altro punto debole del film è poi la storia non molto vivace e peggiorata dalla lentezza e dal silenzio in cui sono immerse alcune scene. Fiabetta moderna (poichè una morale c'è: non confondersi con gli squali solo perchè predominano), ma non proprio riuscita.
Luigi, neolaureato, trova lavoro come impiegato a Bologna; i colleghi sono infidi ed i rapporti con loro insoddisfacenti. Uno tenta addirittura di fargli sedurre la propria moglie, ma Luigi è troppo onesto per approfittarne. Lo fa un altro collega, che poi però muore in un incidente stradale.
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