Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Grande film di De Sica.Ritratto amaro di un periodo storico,quello del boom economico, rivelatosi poi del tutto illusorio.
Giovanni,alias il mitico Sordi,nei primi anni sessanta, quelli del boom,del cosiddetto miracolo economico,dove la ricchezza sembrava alla portata di tutti o quasi,s'improvvisa imprenditore edile,senza però possedere i capitali necessari,e senza stoffa,tentando di sfruttare l'onda della favorevole congiuntura economica,si butta in speculazioni arruffate e fallimentari.Dietro una facciata di lusso e ricchezza,Giovanni in realtà sguazza in gravi difficoltà economiche. Si appella allora alla solidarietà dei suoi colleghi costruttori,ma trova solo porte chiuse e non riesce ad ottenere prestiti,Quindi è costretto a rivedere il suo tenore di vita al ribasso,ma la moglie Silvia,fatua,ambiziosa e priva del senso della realtà, abituata all'agiatezza, non è disposta a ridimensionare le sue esigenze e in sostanza lo lascia. Incapace di trovare una soluzione, Giovanni ha un abboccamento con la consorte,non più giovane, di un grosso costruttore,immaginando un incontro galante e redditizio,invece la proposta che gli arriva è agghiacciante: in cambio di una grande somma di denaro, deve cedere un occhio al marito che lo ha perso in un incidente.La reazione di Giovanni è prima di sgomento e rabbia, ma poi trovandosi all'ultima spiaggia,tra angoscie e rimuginamenti,finisce con l'accettare, prendendo un congruo anticipo.Dopo che la situazione familiare si è aggiustata,in clinica Giovanni terrorizzato, ha un ripensamento, ma non può più tornare indietro e sottrarsi all'aberrante "baratto"
Dopo essersi confrontato con le miserie e gli orrori del dopoguerra, Vittorio De Sica mise in scena un soggetto del fedele Cesare Zavattini,anche sceneggiatore, al fine di smascherare le contraddizioni di un'Italia, in pieno apparente boom economico, costruendo un feroce ritratto profetico di un periodo storico che sembrava magico, ma che in realtà fu una stagione perdente, di grandi aspettative, poi puntualmente deluse.
L'attitudine documentaristica, tipica del Neorealismo, non era più adatta a rappresentare le meschinità della classe piccolo-borghese.De Sica girò questo film,usando un registro amaro-satirico, contenendo le esagerazioni grottesche e guardando con occhio critico ma anche pietoso, ad un'umanità disperatamente aggrappata ad illusioni e parvenze,perfettamente strumentale la partecipazione di Alberto Sordi,grande maschera istrionica,che esprimeva efficacemente ipocrisie e servilismo.
Il regista mostrò la saggia lungimiranza di chi aveva intuito, che quel momento e la leggerezza d'animo,sarebbero state condizioni transitorie e che una volta passati i venti dell'euforia, sarebbero rimaste solo le speranze disattese.
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