Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Geniale – cioè semplicissimo e perfettamente ficcante – il soggetto (come la sceneggiatura, di Cesare Zavattini): in anni in cui il miracolo economico del secondo dopoguerra era ormai esaurito e l’italiano medio ancora non era preparato a frenare la scalata al benessere, fino a che punto si sarebbe potuta spingere la follia pur di proseguire tale scalata? Qual era il punto di non ritorno, qual era il prezzo da pagare? Ecco quindi che Sordi – in stato di grazia e all’apice della carriera – viene chiamato a interpretare Giovanni Alberti, personaggio che è sostanzialmente l'epitome della commedia all'italiana: cinico, vigliacco, sempre interessato, mediocre, non esita nel mostrarsi servile con i potenti e aggressivo con tutti gli altri, ma in fondo è capace di suscitare più pena che disprezzo. Se quello italiano è probabilmente l’unico popolo al mondo che al cinema ha avuto pena di sé stesso, che si è rappresentato in maniera tanto meschina e impietosa, prescindendo spesso dalle virtù per fare leva sui difetti (stigmatizzandoli e non sdrammatizzandoli), lo si deve anche a lavori come questo e a scrittori come Zavattini e registi come Vittorio De Sica: Il boom un titolo di notevole importanza per il cinema nostrano e Giovanni Alberti il personaggio emblematico di un’epoca, quella della congiuntura (argomento che fra l’altro verrà esplicitato da Ettore Scola ne La congiuntura, appunto, ma soltanto due anni più tardi). Il limite principale di tutta l’operazione sta proprio nel tono leggerino, nella veste di commedia che, per quanto usuale ai tempi per parlare di qualsiasi tema, anche e soprattutto di quelli più problematici e impopolari, e per quanto perfettamente nelle corde del protagonista, sembra ormai un po’ logoro (Sordi è meraviglioso, ripetiamo: ma è alle prese con l’ennesimo identico ruolo, privo di sfumature originali o innovative nel carattere); a svecchiare il genere ci penserà molto presto un autore ancora alle prime armi, ma già quotato come Marco Ferreri, che trasporterà le brutture, i malesseri sociali e le malvagità quotidiane in un contesto prettamente grottesco, utilizzando l’allegoria e la satira dove De Sica (qui), ma anche Scola, Risi, Monicelli e gli altri maestri della commedia nostrana utilizzano la parabola e l’ironia. Ecco: dato in mano a Ferreri, il soggetto de Il boom avrebbe realmente fatto boom. Parti complementari (dove c’è Sordi, in quegli anni, difficilmente c’è spazio per altri interpreti) per Gianna Maria Canale ed Ettore Geri, in un ruolino c’è anche la giovane Maria Grazia Buccella; produce Dino De Laurentiis e la briosa colonna sonora è di Piero Piccioni. De Sica in quello stesso anno girerà Ieri, oggi e domani, con cui vincerà l’Oscar: paradossalmente però – ma poi nemmeno tanto – il suo lavoro migliore, il più significativo del 1963 resterà senza ombra di dubbio Il boom. 7/10.
Giovanni Alberti, piccolo imprenditore nei debiti, cerca di ottenere invano un prestito, fino a che gli verrà offerto in cambio di un occhio: accetterà?
(Re-visione 9/9/21)
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