Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Difficile dire se questo film avrebbe potuto avere un protagonista diverso da Sordi, che in quel periodo stava vivendo il suo momento di maggior successo. Il fatto è che spesso, parlando di film come questo, si sopravvaluta il ruolo caratterizzante dell’attore romano, senza evidenziare che gli autori erano tali Vittorio De Sica e Cesare Zavattini. “Il boom” non è una semplice commediola, ma una vera satira di costume e non soltanto individuale: qui non si parla soltanto di Giovanni Alberti, costruttore rampante senza un soldo, ma di una generazione di impresari senza scrupoli, pronti a mettere a sacco le città italiane e, come dice il commendator Bausetti (quello con un occhio solo, interpretato dall’ottimo caratterista Ettore Geri), e che vogliono «guadagnare in un anno quello che noi abbiamo guadagnato in cinquanta». Quella descritta, senza moralismi eccessivi, da De Sica e Zavattini forse non è l’Italia, ma è la Roma appena uscita dalla dolce vita e lesta a gettarsi nel boom, economico ed edilizio. E la parabola, se così si può chiamare, è ancora più significativa, dal momento che in origine la vendita dell’occhio doveva riguardare un proletario (qualcosa di simile realizzerà a metà anni settanta Scola con “Brutti, sporchi e cattivi”), mentre il copione finale si appunta su questo forzato della bella vita, genero di un generale e marito di una donna bellissima, cui mantenere il tenore di vita al quale ha abituato la propria famiglia e la cerchia di amici (appena incassato l’anticipo, si comprerà una decappottabile di lusso ed offrirà una cena luculliana), costerà letteralmente un occhio della testa.
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