Regia di Steno vedi scheda film
Nell'era dorata del Paolo Villaggio cinquantenne ragioniere sfigato, c'è anche questa pellicola con Ornella Muti che, dal titolo, vorrebbe citare il capolavoro cinematografico di Arthur Penn.
Nell'era dorata del Paolo Villaggio cinquantenne ragioniere sfigato, c'è anche questa pellicola con Ornella Muti, allora all'apice della bella belezza e della botorietà, che, dal titolo, vorrebbe citare il capolavoro cinenatografico di Arthur Penn. Passi la Muti che, occhiali da miope o meno, regge il confronto (almeno fisico) con Faye Dunaway, ma Paolo Villaggio, al massimo, può essere paragonato (più per stazza, che per bravura) a Peter Ustinov, non certo a Warren Beatty, che però ha qui trova il suo sosia in Jean Sorel, carabiniere sotto copertura. Qualche scena indovinata, ma, davvero, il film non sa se essere una fantozzata, con un'attrice sex symbol degli anni'80 al posto delle solite bruttine Anna Mazzamauro e Milena Vukotic, oppure una commedia all'italiana più composita. C'è un finale diverso dai soliti Fantozzi e una Ornella Muti che prova a far ridere a causa della miopia del suo personaggio, è vero,ma forse ci voleva qualche cosa di più e uno Steno che fa Steno e non uno Steno che fa il precursore del Neri Parenti de(gl)i (allora) futuri cine-panettoni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta