Regia di Aldo Lado vedi scheda film
Due 'sbirri' dell'antidroga, un ragazzone aitante e una bella coscialunga dai tratti orientali, se la intendono; lui è separato dalla moglie e proprio durante un incontro con quest'ultima viene assalito da un attentatore. I proiettili uccidono la donna e feriscono soltanto il poliziotto, che - insieme all'avvenente collega - giura vendetta.
Poliziesco dalla trama cervellotica, in sostanza inutilmente, Alibi perfetto è una delle ultime regie del talentuoso Aldo Lado, fattosi conoscere piacevolmente nei primi anni Settanta con alcuni thriller degni di nota (La corta notte delle bambole di vetro, 1971, o Chi l'ha vista morire?, 1972) e poi lentamente scivolato nell'anonimato a causa della contemporanea crisi del cinema di genere. Negli anni Ottanta e Novanta le uniche produzioni che riuscì a firmare furono lavori televisivi e pellicole di blando intrattenimento come questa, un giallo/action che tenta (invano) con due soldi di ricalcare le orme degli analoghi coevi lungometraggi d'oltreoceano, finendo per risultare spesso involontariamente ridicolo. Da rimarcare è comunque la presenza, nelle vesti della protagonista femminile, di Kay Sandvik (Kay Rush), ai tempi resa celebre da qualche partecipazione a trasmissioni tv e in particolare dalla più recente di esse, che la vedeva valletta spigliata al fianco del mitico Raimondo Vianello a Pressing. Attrice dalle doti limitate, la Sandvik fa in ogni caso un figurone al fianco di Michael Woods, legnoso come il cognome suggerisce; fortunatamente in ruoli laterali o minori compaiono interpreti di superiore livello, da Burt Young a Philippe Leroy ad Annie Girardot. Il ritmo è piuttosto bassino per un film di questo tipo, i dialoghi sono quasi sempre inverosimili e lo svolgimento è, come rilevato in apertura, contorto in un modo gratuito e del tutto inefficace; a firmare il copione con Lado ci sono Robert Brodie Booth e l'esperto Dardano Sacchetti, con la collaborazione inoltre di Paola Bellu. Ultima curiosità: la colonna sonora - pregevole - è di Romano Mussolini, che compare anche brevemente in un cameo musicale nei panni di sè stesso. 2/10.
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