Regia di Victor Sjöström vedi scheda film
Il vento è la precipitosa corsa del destino verso l’irreparabile. Spesso la vita ha fretta di umiliarci, metterci paura, toglierci ogni via di scampo, e così solleva turbini improvvisi, che ci colpiscono, ci confondono, ci atterrano. La tempesta, col suo urlo sinistro, non è solo un presagio di sventura, e, con la sua violenza sconvolgente, non è solo la metafora delle passioni: secondo Victor Sjöström essa esprime, invece, in toto, quella forza indomabile che, dal cuore pulsante dell’universo, determina il corso degli eventi, prevalendo sulle nostra capacità di controllo e previsione. Per la protagonista di questa tetra storia americana di provincia, tra cascine, bestiame e praterie, nulla va secondo i piani: ospite invitata, eppure indesiderata, nella casa del cugino, coltiva un impossibile sogno d’amore con un uomo sposato, che, alla fine, accidentalmente uccide. Intanto la devastante corrente del nord sferza implacabilmente la terra desolata, facendo strage di animali, e terrorizzando le persone. Là fuori imperversa il potere di ciò che non siamo in grado di impedire, e che tende naturalmente alla distruzione, contro i nostri progetti e desideri. Il grande disegno universale limita i nostri movimenti e contrasta i nostri sforzi, per indirizzarci verso la strada segnata che, solo dopo molte sofferenze, si rivela quella giusta. La vicenda della giovane Letty è il tunnel impervio e tenebroso allo sbocco del quale ella incontra, inaspettatamente, l’amore e la felicità, tra le braccia di un marito apparentemente rude e inadatto, che le era stato imposto dalle avverse circostanze materiali. La vera patria si trova, a volte, lontano da casa, passando per l’esilio e la persecuzione, che, rimettendo dolorosamente in discussione il nostro rapporto con il mondo esterno, ci costringono a riflettere sulla nostra profonda identità, su quello che noi siamo indipendentemente dalle nostre consuetudini e dalla nostra provenienza. Ciò che ci sospinge via può, infatti, essere uno sprone ad andare avanti nella nostra ricerca del cammino smarrito, e a sondare le possibilità che, sia pur tracciate su un terreno estraneo, risultano, miracolosamente, fatte apposta per noi. Il vento è il ritratto di una presenza incorporea, eppure dominante, che si stacca dallo sfondo del paesaggio per imprimere con vigore la propria impronta sulla storia, sugli uomini, sulle cose, risolvendo la loro incertezza con un robusto colpo di mano. Tutti, nel dimesso teatro di questa vicenda, sembrano infatti in attesa che sia lui a decidere per loro, secondo quel fatalismo di stampo religioso che deriva dalla sottomissione ad una imperscrutabile autorità cosmica: un logos, o forse un dio, infinitamente crudele, eppure sovrumanamente saggio.
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