Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
«Ave Maria, piena di merda,
marcio è il frutto del ventre tuo.»
Non v'è traccia di redenzione in queste ultime, provocatorie parole pronunciate da Marie Latour (Isabelle Huppert) prima di venir ghigliottinata. Chabrol rinuncia come suo solito a facili moralismi ed estende la propria indignazione, non tanto ai piccoli egoistici gesti che descrivono i personaggi del film, ma ad una società nella quale il male è ormai radicato, insanabile. Marie è processata e condannata alla pena massima per aver provocato aborti clandestini e affittato la propria casa per incontri con prostitute - il film si svolge durante l'occupazione nazista dei primi anni Quaranta. Ma il suo ruolo è, più che altro, quello di un capro espiatorio. E lei lo sa bene - le sue ultime parole, di gelida derisione, lo testimoniano.
La Huppert conferisce al suo ambiguo (e ambizioso) personaggio un fascino perverso: ella sfrutta e si arricchisce attraverso mezzi illeciti, tanto condannati quanto desiderati - e largamente retribuiti. Un affare di donne diviene così un circolo vizioso di peccati con il quale Chabrol realizza un altro affresco delle umane miserie, di ieri come di oggi.
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