Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
"Un affare di donne" è stato uno dei film della rinascita artistica di Claude Chabrol sul finire degli anni 80, rinascita che non a caso vede qui come protagonista Isabelle Huppert, che è stata la sua musa più assidua nella seconda parte della carriera, attrice che non aveva paura di interpretare eroine negative e donne ciniche o egoiste come questa Marie Latour, ultima donna ghigliottinata in Francia per aver procurato circa venti aborti clandestini a donne rimaste incinte in situazioni difficili.
Il film è un quadro decisamente realistico- virato al nero- di un periodo fra i più controversi della Storia francese, quello dell'occupazione Tedesca, con la trama che si svolge nell'arco di circa due anni, dal 1941 al 1943, dal primo aborto procurato dalla donna in maniera quasi casuale, all'intuizione di usare questa pratica per arricchirsi, al tradimento del marito con un affascinante collaborazionista, fino all'arresto e all'esecuzione. La storia di Marie viene usata da Chabrol e dalla cosceneggiatrice Colo O'Hagan, moglie di Bertrand Tavernier, come pretesto per una polemica contro il regime del maresciallo Petain che mandava a morire una donna come capro espiatorio per lavare la coscienza collettiva da ben altri e immondi crimini, anche se Marie è un personaggio di forte ambiguità, una donnetta ignorante e di poco spessore morale che pratica gli aborti per uscire da una condizione di abiezione, dunque convinta in qualche modo di avere una buona causa, soprattutto quella del benessere dei figli ancora piccoli.
Film di fattura quantomai classica, ormai lontano dal linguaggio della Nouvelle vague con cui pure Chabrol aveva esordito, "Un affare di donne" si sviluppa in una serie di brevi sequenze, ma la progressione drammatica della storia è certamente solida: fra le scene più memorabili metterei soprattutto quelle di Marie in compagnia dei figli, dell'amica prostituta e dell'amante Lucien, tutte caratterizzate con tratti vividi e notazioni psicologiche credibili. Isabelle Huppert è qui padrona della scena con assoluta bravura, disegna uno dei primi personaggi negativi della sua lunga galleria, nelle scene finali dell'arresto e dell'esecuzione tocca punte di intensità molto alte: la coppa Volpi alla mostra di Venezia fu certamente meritata. Al suo fianco una brava Marie Trintignant, la sfortunata attrice francese che qui poteva contare su un sicuro fascino fisico, un Francois Cluzet di ottima caratura nella parte del marito debole e un altrettanto efficace Nils Tavernier nel ruolo dell'amante. Il film forse non ha invenzioni registiche o inquadrature di ricercatezza tale da poter fare parlare di capolavoro, ma è una pellicola molto sentita, realizzata con scrupolo e rigore, uno dei risultati più felici di un regista che forse non aveva bisogno, come altri suoi colleghi più blasonati, di realizzare "il capolavoro della Settima Arte", ma la cui tenuta dell'opera complessiva resta certamente notevole.
Voto 8/10
Un affare di donne (1988): locandina
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Notevole...pienamente d'accordo Stefano.
Ti ringrazio come sempre
Uno dei miei registi francesi preferiti, di cui ho visto recentemente l'ottimo "La linea di demarcazione", film qui in Italia poco conoscito. Da questa tua attenta analisi si evince che questa sia tra le sue ultime opere migliori. A presto Stefano.
Ciao Stefano, sì è un ottimo lavoro, forse perfino uno dei suoi migliori film in assoluto anche se Chabrol ha un po' il limite di non avere film davvero eccezionali come ne hanno avuti Renoir, Truffaut, Godard, Bresson, Resnais e altri grandi del cinema di Oltralpe. A breve vedrò senz'altro Il buio nella mente
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