Regia di Arthur Penn vedi scheda film
16° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - RETROSPETTIVA ARTHUR PENN
Negli anni immediatamente successivi alla crisi del '29, in un'America ancora piegata dal crack delle banche e dalla relativa crisi economica che ne conseguì, un bel giovanotto senza un quattrino attira l'attenzione di un'altrettanto piacente e giovane cameriera in modo singolare: cerca di rubare l'auto che risulterà della madre di costei.
Questo incontro/scontro li farà incontrare; si piaceranno, ed apprezzeranno ognuno le doti tattiche dell'altro, anche se lui, Clyde, si dichiara sessualmente un po' svogliato, con grande disappunto della ragazza, visibilmente attratta dalle pregevoli fattezze del ragazzo.
Senza un soldo, incitato da Bonnie, Clyde comincia a rapinare prima piccoli negozi, poi una banca fallita, alzando il tiro fino a portare finalmente a casa un discreto malloppo.
Al duo criminale si aggiunge un ragazzetto un po' ottuso ma esperto di motori, ed il fratello di Clyde, Buck, accompagnato dalla insofferente moglie Blanche.
I colpi riusciranno piuttosto bene, risultando Clyde piuttosto bravo nelle fughe rocambolesche, e la polizia un po' inerte e facilona.
Cominceranno a scapparci i primi morti, e la posizione dei due, ovvero gli ormai leggendari Bonnie and Clyde, nonché gli altri membri della banda, si aggraverà al punto da trovarsi addosso pesanti taglie per la cattura. Girovagando tra uno stato e l'altro e privilegiando le soste nei luoghi ove non prendono condanne a loro carico, i cinque cominceranno a litigare, soprattutto per via delle posizioni inconciliabili delle due donne. Poi un ranger texano, sconfinato in Oklahoma, tenta di sorprendermi con un agguato ma viene umiliato pubblicamente.
Sarà anche grazie al desiderio di vendetta di quest'ultimo che la scaltra coppia omicida, già ferita in una rocambolesca fuga, finirà per essere trucidata da una raffica di colpi degna del trattamento destinato a Scarface.
Da una storia vera che ha creato una coppia di personaggi leggendari per seduzione, simpatia ed il fatto di appoggiare apertamente la classe meno abbiente e rubando solo ai ricchi e alle istituzioni o grandi banche, trascinandosi dietro un tifo da stadio nonostante le nefaste azioni di cui si resero protagonisti e nonostante la scia di sangue che derivò spesso dai loro colpi, ecco che l'epopea sanguinosa ed irresistibile di Bonnie and Clyde è il veicolo perfetto che permette ad Arthur Penn di tornare a focalizzarsi sulla violenza che alberga nell'essere umano.
Ovvero di quella specie che risponde alla minaccia incombente, ostentando un medesimo ed ancora più cruento atteggiamento reattivo.
Una fama da stadio quella della coppia di malviventi, che gli attribuì quasi come un regalo anche colpi o rapine che si rivelarono farina del sacco altrui, ma che nell'immaginario popolare di una massa ridotta alla miseria derivante da una crisi economica globale, aiutò a fare nascere quel tipo mito in parte anche necessario per garantire una ripartenza, quando la sicurezza di istituzioni e colossi economici risultava ormai clamorosamente sbriciolato.
Penn rende irresistibili i due ladri, bellissimi come lo furono Warren Beatty (anche produttore del film) e una Faye Dunaway al debutto, peraltro davvero bravi come il resto del cast che comprende anche Gene Hackman, Estelle Parson, l'unica che tra i nominati all'Oscar citati, spuntò la statuetta sulle rivali.
E persino il bonario e compianto Gene Wilder, impegnato in un piccolo ma esilarante ruolo che non si dimentica.
Irresistibili e simpatici, senza lesinare o attenuare nessuna delle molte carneficine di cui si resero responsabili, ma anche vittime di una cattiveria rancorosa che utilizza l'imboscata e l'inganno per eliminare con sfregio un pericolo senza tentare minimamente di correggerne gli atteggiamenti e le azioni.
Con Gangster Story ci troviamo ai vertici del cinema di un grandissimo autore indimenticabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta