Regia di Arthur Penn vedi scheda film
Storia vera di Bonnie Parker e Clyde Barrow, rapinatori di banche negli anni della grande depressione e perciò idolatrati dai poveracci in cerca di rivalse. Un film gioiosamente anarchico arrivato nel momento giusto, ossia in quello stesso 1967 che con Il laureato dà inizio alla New Hollywood. Penn evita astutamente di corteggiare il mito e dipinge i due protagonisti come ragazzini ribelli che giocano a fare i gangster senza rendersi ben conto delle conseguenze: si spinge addirittura a mostrare i problemini di Clyde in campo sessuale, per sottolinearne l’immaturità e smontare l’immagine da macho che si è portati ad attribuire a un fuorilegge. Ma è anche un film saturo di pulsioni di morte: è significativa in tal senso la scena con Gene Wilder e fidanzata, che passano dalla situazione di ostaggi impauriti a quella di complici divertiti ma poi vengono fatti scendere dall’auto quando lui dice di essere un impresario di pompe funebri. La conclusione è brutale: non solo per il sangue versato a litri, ma anche per il modo in cui la macchina da presa tronca bruscamente la scena, inquadrando i poliziotti con l’aria truce e le armi in mano che segnano il definitivo game over.
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