Espandi menu
cerca
Gangster Story

Regia di Arthur Penn vedi scheda film

Recensioni

L'autore

marco bi

marco bi

Iscritto dal 23 dicembre 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 65
  • Post 6
  • Recensioni 673
  • Playlist 46
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gangster Story

di marco bi
6 stelle

Uno dei film più belli del genere gangster. Il regista e i suoi collaboratori usano tutti i mezzi a loro disposizione per renderlo unico, a partire dai titoli di testa: in silenzio assoluto appaiono fotografie d’epoca (i veri Bonnie e Clyde?) ‘flashate’ e alternate ai nomi degli attori che si tingono di rosso...

‹‹Siamo Bonnie e Clyde, rapiniamo banche››.        Quando la realtà supera la leggenda.

La realtà: Bonnie Parker (1919-1934), nata in piccolo paese del Texas, a quattro anni rimane orfana del padre. La madre, che fa la sarta, cresce lei e altri due figli come meglio può, ma non riesce ad evitare che Bonnie si sposi a soli 16 anni con un delinquentello che presto la lascia vedova, allora trova lavoro come cameriera e conosce diversi uomini ai quali non lesina le sue grazie. E’ il 1930 quando incontra Clyde Barrow (1909-1934), nato da una famiglia poverissima, cresciuto con sette fratelli e sorelle dentro un carro con l’assillante problema del cibo che lo porta a soli 9 anni in riformatorio. A 17 finisce in prigione per furto d’auto e poi ancora per rapina. E' amore a prima vista e la ‘dolce’ Bonnie, quando riacciuffano di nuovo Clyde, gli porta in carcere una pistola per farlo evadere. Il primo omicidio di Clyde avviene in galera, quando un carcerato cerca di violentarlo e per evitare i lavori forzati ai quali viene condannato, si taglia due dita del piede, rimanendo claudicante ma ottenendo la libertà condizionale. Bonnie e Clyde ora sono pronti a tutto: con l’aiuto di alcuni complici, tra i quali il fratello di lui, rapinano le banche per pochi spiccioli, se non le trovano addirittura fallite (c’è la depressione), ‹‹le banche levano tutto alle gente, noi leviamo tutto a loro›› dicono.Iniziano ad uccidere senza scrupoli e scappano attraversando più stati, con macchine sempre diverse e commettendo anche cose folli come liberarare detenuti da una prigione e diventando così sempre più tristemente famosi! La polizia incarica il capitano Hamer, un ex ranger ora in pensione, che ha ucciso 53 fuorilegge e dai quali e stato ferito 17 volte, di porre fine in tutti i modi a queste ‘scorribande’. Un complice della banda li tradisce, il capitano e la polizia appostati in una strada quando li vedono arrivare intimano: ‹‹arrendetevi›› ma alla loro minima reazione li crivellano con 187 pallottole senza lasciare a Bonnie il tempo di tirare fuori la calibro 38 dalla calza autoreggente ed a Clyde di impugnare la sua Colt 45, che sarà venduta all’asta ad un prezzo superiore a quello ‘guadagnato’ dalla coppia con le rapine.

 

Il film ci racconta abbastanza fedelmente la realtà dei fatti. E’ interpretato da Warren Beatty, da Faye Dunaway, forse nella loro prova migliore, convincenti anche nelle scene più delicate come quelle d’amore che rivelano qualche ‘problemino’ di Clyde e da Gene Hackman e altri comprimari, tutti molto bravi. E’ uno dei migliori di Arthur Penn e anche uno dei più belli del genere gangster. Il regista e i suoi collaboratori usano tutti i mezzi a loro disposizione per renderlo unico, a partire dai titoli di testa: in silenzio assoluto appaiono fotografie d’epoca (i veri Bonnie e Clyde?) ‘flashate’ e alternate ai nomi degli attori che si tingono di rosso sangue; c’è una bella  sceneggiatura di Robert Benton e David Newman, scritta inizialmente per Truffaut; l’attento direttore della fotografia Burnett Guffey (vinse il premio oscar per questo film) varia i colori predominanti al variare degli ‘umori’ dei protagonisti; il creativo ‘art director’ Dean Tavoularis (il Padrino, Apocalypse now, la Nona porta) ricrea scenari impeccabili; anche il suono è ben studiato, le sparatorie, oltre che crude, sono di un volume sonoro insostenibile e non le dimentichi facilmente, i dialoghi sono duri ma a tratti anche dolci, leggeri e spigliati...‹‹che fate qui per divertirvi? Ascoltate l’erba che cresce?›› ed hanno il volume appena percettibile; il montaggio alterna le scene parlate a quelle con l’azione e fa uso del ‘rallenty’. Ultime curiosità, il film impressionò anche perché fu il primo dove si vede, nella stessa inquadratura, la pistola che spara ed il proiettile che colpisce l’essere umano. Dopo l’uscita della pellicola la moda tornò agli anni ’30, copiando gli abiti indossati nel film, soprattutto quelli di  Bonnie.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati