Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Un grande Pietro Germi, i cui personaggi fendono l'asprezza della realtà con i loro profili induriti dalle umiliazioni e dal dolore, ma inturgiditi dall'orgoglio e dalla speranza. I paesaggi cittadini, campagnoli e montani si susseguono, nel travagliato viaggio dei protagonisti, come scenari dalla solarità vasta ed incantata, però difficili da attraversare. Il film presenta il panorama di un'Italia, non troppo lontana nel tempo, ma vergognosamente cancellata dalla memoria: un Paese provinciale ed arretrato in cui ci si poteva sentire stranieri in patria. L'ostilità e lo sfruttamento di cui, in questa vicenda, sono vittime gli emigranti siciliani prefigura tristemente – ricalcandone in maniera impressionante le modalità – il trattamento talvolta riservato ai nostri giorni, da popolazione ed istituzioni, ai migranti extracomunitari. La storia de "Il cammino della speranza" è l'immutabile destino dei "poveri e diversi", che non dipende dai sistemi politici né dalle ideologie, perché ha origine in ancestrali moti di repulsione. Nessun regime, nemmeno il più evoluto e libertario, è mai riuscito a sradicare nella sua gente questo irrazionale, primitivo rifiuto di aprirsi incondizionatamente all'umanità altrui.
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Ottimo commento. Riguardo all'ultima frase, posso dire che il motivo per cui nessun regime è riuscito a sradicare nella gente l'irrazionale repulsione per il diverso consiste nella natura anti-egualitaria di ogni regime, di ogni sistema sorretto da logiche di potere e che quindi non potrà mai essere propriamente Libertario (ovvero Anarchico).
Giusto. Il potere non può essere egalitario. Presuppone, infatti, l'esistenza di due diverse categorie di individui: coloro che lo esercitano e coloro che lo subiscono.
Esattamente. Per questo, finché non verrà abbattuta ogni forma di potere, non potranno esistere Libertà ed Eguaglianza effettive.
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