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Last Action Hero - L'ultimo grande eroe

Regia di John McTiernan vedi scheda film

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La recensione su Last Action Hero - L'ultimo grande eroe

di Antisistema
8 stelle

"Il cinema è la vita senza parti noiose" (Alfred Hitchcock)

Ignobilmente quanto ingiustamente massacrato dalla critica dell'epoca, così come dal pubblico, che felicemente disertò le sale, preferendogli Jurassic Park di Steven Spielberg (1993), che per quanto innovativo negli effetti speciali, dopo 40 minuti all'apparire del ventesimo dinosauro aveva smesso di dire tutto quel che doveva, Last Action Hero - L'ultimo grande eroe di John McTiernan (1993) a confronto per lo spettatore poco attento, poteva sembrare benissimo un residuato bellico degli anni 80' nel pieno della rivoluzione effettistica dei 90', d'altronde il botteghino parlò chiaro, anche se a distanza di quasi 30 anni dall'uscita a Cesare bisogna dare quello che è di Cesare, ristabilendo il giusto status di cult per questa pellicola intelligente che funge da sorta di 8 e 1/2 del cinema action fracassone anni 80' di cui McTiernan fu esponente di punta grazie al suo Die Hard (1987) e Predator (1988), pellicole ancora oggi ricordate a distanza di tempo e punti di riferimento all'interno dei loro generi. 
Non sono stato tenero con il cinema muscolare anni 80' americano d'azione, anzi; il 95% di quelle pellicole sono pura robaccia, con pochi film da salvare e ancor meno registi da ricordare, ma una conoscenza base di almeno un 7-8 di quei film è fondamentale per approcciarsi alla visione di Last Action Hero, pena la totale incomprensione della satira posta alla base dell'opera, che nonostante sin dal titolo si ponga come canto del cigno di un intero genere, in realtà ha dei punti di rifeirmento alti nella suo schema meta-cinematografico come la Rosa Purpurea del Cairo di Woody Allen (1985), ma in realtà volendo questo gioco della rottura dello schemo del cinema lo si può far risalire sino a Maciste (1915), pellicola che sancisce l'indipendenza del cinema dalla letteratura, poichè l'eroina di quel film cerca aiuto dall'attore che impersona il personaggio nel film Cabiria (1914), cercando e trovando il proprio eroe sul grande schermo e non più nei libri; al medesimo modo, il ragazzino Danny Madigan (Austin O'Brian), riversa nel cinema tutto sè stesso, passando molto tempo a vedere i tanti film d'azione di cui è super appassionato, in special modo la saga Jack Slater, eroe muscolare action interpretato con gusto marcato per l'ironia da un divertito Arnold Schwarzenegger, delle cui avventure Danny è un super fan, forse anche per compensare la mancanza di un padre e di un'esistenza magra quanto squallida della realtà, trovando felicità e spensieratezza in quei 90' minuti fracassoni e tutto spiano, spesso demoliti dalla critica, ma adorati da un pubblico di poche pretese, che dopo una brutta giornata vuole solo svagarsi ed evadere nel sogno della settima arte come fa Danny. 
Tramite un biglietto magico offertagli dal suo amico proiezionista Nick, il piccolo Danny può assistere all'anteprima di mezzanotte di Jack Slather IV, attivandone così i poteri di esso, finendo catapultato all'interno della pellicola, vivendo rocambolesche avventure mozzafiato insieme al protagonista Jack, aiutandolo nella risoluzione della faccenda, grazie anche al fatto che conosce dei particolari dovuti alla sua visione parziale dell'inizio del film e sia per la sua enorme cultura in fatto di cinema d'azione, grazie alla quale prevede svolte di trama e risultati di determinate azioni, visti i numerosi clichè con cui tali film vengono prodotti. 

Un gioco meta-cinematografico marcato sin da subito sulla figura dell'eroe Jack/Schwarzenegger la cui immortalità sulla pellicola, gli consente di far vivere in eterno le sue gesta per il pubblico, identificato qui in Danny, costantemente alle prese con osservazioni sui vari topoi del genere, magari il meccanismo risulta di grana grossa e poco raffinato per uno dal palato più raffinato, complice un accumulo di azione girata tramite un uso marcato dolly e carrelli senza mai far perdere all'osservatore le coordinate spaziali di essa, ma forse ridondante a lungo andare, per via di un montaggio che per via del risultato freddo agli screen-test, ha eliminato alcuni passaggi salienti riguardanti l'uso del biglietto magico da parte dell'antagonista, che sembra usarlo a proprio piacimento, mentre Danny non sembra controllarlo, ma d'altronde la produzione detta legge e McTiernan per quanto ottimo regista d'azione, non è di certo un gigante della settima arte. 

 

Austin O'Brien, Arnold Schwarzenegger, Robert Prosky

Last Action Hero - L'ultimo grande eroe (1993): Austin O'Brien, Arnold Schwarzenegger, Robert Prosky


Una trama pretestuosa (Jack che deve vendicare l'omicidio del suo cugino di 2° grado), la narrazione inesistente, spettacolarità a tutto spiano, così come le psicologie labili dei personaggi e la netta dicotomia bene-male, sono ovviamente elementi di voluti e caratteristici del cinema muscolare anni 80' americano, lo stesso film ne è consapevole di ciò, così McTiernan spinge il pedale appieno su un'ironia intelligente (ma mai distruttiva) e una satira marcata delle pellicole d'azione e non dell'epoca, spaziando anche in parodie di pellicole elevate, come l'Amleto di Laurence Olivier (1948), dove al posto dell'attore inglese, il ruolo di principe di Danimarca è interpretato con sommo sdegno della critica togata, da uno Schwarzenegger in versione assassino che stermina a suon di spadate e mitragliate tutti i suoi nemici, rendendo così molto più godibile la visione per un pubblico privo di pretese intellettuali, senza scordare la Morte che prende vita uscendo dal film Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman (1957), risolutrice della matassa finale sancendo inoltre il suo non potere sul personaggio di Slather/Scwarznegger, poichè i protagonisti dei film d'azione anni 80' al massimo ricevono qualche graffio, ma la morte non li sfiora neanche lontanamente. 
Satira consapevole ed auto-consapevole nei risvolti narrativi e nei tanti cameo di attori famosi tra cui lo stesso Schwarzenegger che incontra il sè stesso del film, Last Action Hero prende tutti i clichè degli action movie dell'epoca (pallottole infinite, il PG-13 come censura, precisione accurata dei colpi, esplosioni gratuitamente roboanti, invulnerabilità del protagonista, trame pretestuose, spalle dell'eroe sacrificabili, muscoli tirati a lucido, donne tutte belle, salvataggi all'ultimo secondo e così via), per prenderli in giro e smitizzarli tramite il passaggio dei protagonisti e dell'antagonista del film Benedict (Charles Dance), nel mondo reale dove ovviamente il tutto si ribalta, poichè anche i cattivi possono (e spesso succede) vincere, tramite questo ribaltamento McTiernan nel suo essere un regista di riferimento all'epoca per prodotti di questo genere, rende mitici ed indispensabili tali clicchè, contrapponendo lo squallore del mondo reale, lercio, sporco, cupo e deprimente, un immaginario forse si semplificato, ma al tempo stesso divertente e con un'estetica sempre soleggiata e luminosa, che risulta rilassante per la mente dello spettatore che vuole solo svagarsi, lasciandosi trascinare dalla visione, senza farsi troppe domande inutili e prendendo il cinema per ciò per cui fu creato dai Lumiere, uno spettacolo d'intrattenimento, solo successivamente poi divenuto arte, ma questa è raggiungibile in questo caso anche all'intero di un film di genere come in questo caso, girato non da un autore di grido, ma da un mestierante, per quanto valido, professionale e solido, questo può far storcere il naso e far prendere Last Action Hero con ben poca considerazione nell'approccio, ma questo dipende dall'abilità dello spettatore esigente di cinema di poter scendere a patti con la molteplicità delle potenzialità creative offerte dalla settima arte, che non si ferma ai capolavori assoluti dei maestri della settima arte, ma trova espressione anche nei tanti registi, che si approcciano al mezzo per scopi prettamente alimentari, ma al tempo stesso con gran passione puntando al massimo del risultato professionale possibile, sancendo quindi anche nel mero mestierantato, il fatto che non tutti coloro i quali appartengono a tale categoria sono uguali, ma c'è differenza e differenza tra un McTiernan e dei George Pat Cosmatos, Mark Lester o Michael Bay qualunque. Flop devastante ai botteghini USA, dove racimolò appena 50 milioni a fronte degli oltre 80 di budget, attenuò le perdite nel mondo raggiungendo i 130 milioni, riuscendo però tramite l'home video ad ottenere quel successo ingiustamente negato in sala diventando così un cult, nonchè canto del cigno di una stagione cinematografica molto vituperata dai critici (a ragione), ma a suo modo emblema di un'epoca (di lì a poco anche Schwarzenegger si eclisserà come star ai botteghini), che trova in Last Action Hero la sua chiusura da scoprire e riscoprire, anche per lo spettatore che ha la puzza sotto il naso, perchè ricordate, che il vero cinema americano di qualità non risiede nella robetta da Sundace o nei premi oscar che vi propinano ogni anno e piace solo perchè livella i fattori verso il basso senza dare nulla, ma la si può trovare, oltre che negli autori contemporanei da celebrare e giustamente difendere, soprattutto in pellicole intelligenti e fuori dagli schemi come Last Action Hero, non è un caso d'altronde il suo flop per la critica, che evidentemente si aspettava tutt'altro da un'opera appartenente a tale filone, rimanendo spiazzata innanzi alla satira e alla presa in giro di un genere, verso il quale McTiernan ha sempre provato grande amore e spiace che un regista del genere da metà degli anni 2000 non lavori più.

 

Charles Dance, Arnold Schwarzenegger

Last Action Hero - L'ultimo grande eroe (1993): Charles Dance, Arnold Schwarzenegger

 

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