Regia di John McTiernan vedi scheda film
Il piccolo Danny Madigan è tra i più grandi fan di Jack Slater, il protagonista di una saga cinematografica tra il poliziesco e il film di supereroi. La cinefilia lo porta a frequentare l’anziano proiezionista Nick, che un giorno lo omaggia di un biglietto speciale, creato da Henri Houdini in persona, col quale, per magia, Danny riuscirà a diventare co-protagonista dei film di Slater…
Un interessante esperimento di metacinema, in cui lo storico dualismo tra spettatore e attore si assottiglia fino a diventare un tutt’uno. Era già accaduto in altri ambiti, come nel caso de “La storia infinita”, o con altri crismi, come in occasione de “La rosa purpurea del Cairo” di Woody Allen; eppure qui il cortocircuito tra chi recita e chi assiste alla recita stessa è preponderante e soprattutto affrontato in maniera approfondita, col taglio tipicamente ironico del maestro del genere action-poliziesco John McTiernan (“Trappola di cristallo”, “Die Hard”) che proprio su questo parallelismo spezzato costruisce l’intero film.
I motivi d’interesse di questo progetto cinematografico stanno anzitutto nell’autoironia di McTiernan nei riguardi del genere che lo ha reso famoso (smitizza il machismo, ridicolizza i topoi del genere, calca gli stereotipi), nonché il citazionismo cinematografico, non solo per i numerosi film a cui si accenna (non ultima la morte de “Il settimo sigillo” che addirittura esce dallo schermo nel finale), ma soprattutto perché scardina dal suo interno l’usuale aura mitologica che ammanta la settima arte (come nel caso della battuta di Danny che avverte Slater che il suo collega - interpretato da F. Murray Abraham - potrebbe tradirlo, semplicemente perché “Ha ucciso Mozart!” con riferimento al film di Milos Forman “Amadeus”, in cui Abraham interpretava Salieri).
Scarso successo al botteghino in America. Il motivo? Troppo complicato! Certo se messo a confronto con quelle pellicole in cui il godimento si misura col numero di pallottole sprecate, è indubbio che “Last action hero” passi come un film intellettualoide, caposaldo di una cinematografia sofisticata; se oltre a strabuzzare gli occhi s’attiva anche il cervello, allora siamo in presenza di un film di uno spessore tale da consigliarne vivamente la visione.
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