Regia di Arthur Hiller vedi scheda film
Scatenata, spassosa, stravagante, spesso irresistibile commedia demenziale, al limite della follia e dell'assurdo, diretta dallo specialista Arthur Hiller. A lui si devono alcuni riusciti e simpatici film comici come "Un provinciale a New York" con Jack Lemmon, "Appartamento al Plaza" con Walter Matthau, "Anche i dottori ce l'hanno" con George C. Scott, "Wagon-Lits con omicidi" e "Non guardarmi, non ti sento" con Gene Wilder e "Papà sei una frana" con Al Pacino, anche se ha ottenuto fama imperitura con un hit strappalacrime come "Love Story". Scritto da Andrew Bergman, più bravo come sceneggiatore ("Bolle di sapone" e "Mezzogiorno e mezzo di fuoco") che come regista (gli innocui "Può succedere anche a te", "Il boss e la matricola" e "Mi gioco la moglie a Las Vegas" oltre all'orrido "Striptease" con l'indecente Demi Moore), il film può contare su indovinate gag a ripetizione, battute esilaranti ("Ho le fiamme sulla mia macchina!"), personaggi incredibili (di culto il delirante e pazzoide generale Garcia, con una bocca disegnata sulla mano con cui dialoga affettuosamente come se fosse uno di famiglia dandole persino da bere ed una bandiera che lo rappresenta a fianco di una prostituta locale a seno nudo - "La Chiesa ci tarpa le ali, se no sventolerebbe già alle Nazioni Unite" afferma seccato), un ritmo spedito e senza pause. Valore aggiunto il confronto/scontro tra due attori agli antipodi come Peter Falk ed Alan Arkin, quest'ultimo anche produttore esecutivo con il regista. Momenti cult: la prima cena tra consuoceri con Vince/Peter Falk che racconta una delle sue rocambolesche avventure parlando di giganti mosche tse tse del Guatemala che rapiscono bambini e della burocrazia nella giungla, di fronte ad un basito e perplesso Sheldon/Alan Arkin. Il viaggio in aereo verso l'Honduras con le istruzioni di salvataggio in giapponese. L'arrivo alla meta e il conseguente "zigzaga" consigliato da Vince a Sheldon per evitare i proiettili sparati da killer dalla mira non proprio infallibile. L'inseguimento in autostrada tra cambi di corsia, retromarce, inversioni e bucce di banana. Bello l'incipit con una rapina fuorviante in puro stile poliziesco americano anni settanta, gustosa la sequenza in cui il povero dentista Sheldon si reca nello studio di Vince e si trova d'improvviso inseguito per le vie di New York da killer armati ma del tutto imbranati e pasticcioni e certo ben poco spietati. E che dire di quella signora, altra paziente di Sheldon, costretta a tenere la bocca aperta per ore, causa improvvisa assenza del dentista, mentre la pasta collocata sui suoi denti per prendere il calco della dentiera si indurisce e cementifica in modo irreversibile? Tra le battute da ricordare: "Il figlio è solo la ghianda, lei deve vedere la quercia", è il consiglio che un paziente dà a Sheldon, a proposito del fatto che l'uomo non conosca ancora il suocero a pochi giorni dalle nozze. "Tutti lestofanti qua, ma almeno questo non fa nulla per nasconderlo" il commento di Vince a Sheldon, non appena i due sono atterrati in Honduras, mentre un uomo del posto, dall'aspetto poco raccomandabile, si avvicina a loro con fare amichevole. "D'ora in avanti sarà una barzelletta", è la frase con cui Vince cerca di rassicurare l'esterrefatto e sempre più spazientito Sheldon che non può che replicare, ormai rassegnato: "Io non capisco mai le barzellette!". Un'opera buffa e frizzante, una farsa anche dissacratoria (verso la CIA, i suoi uomini e i suoi metodi investigativi), decisamente ispirata ed allegra che regala un'ora e mezza di divertimento contagioso, magari ingenuo, ma del tutto sano e rassicurante. Se si sta al gioco la risata è garantita. Votato dalla rivista americana di cinema "Premiere" nel 2006 come una delle 50 migliori commedie di ogni tempo. Con un piattissimo remake, "Matrimonio Impossibile" del 2003, firmato da Andrew Fleming e con la coppia un pò fiacca Michael Douglas e Albert Brooks. Un'ulteriore, triste, conferma di come ad Hollywood, purtroppo, si faccia sempre più fatica a confezionare prodotti quanto meno dignitosi ed apprezzabili, anche quando si parte da una base più che solida. Visto il clamoroso flop di "Matrimonio impossibile" viene da chiedersi se non sarebbe stato meglio ridistribuire in sala l'originale. Ne avrebbero tratto giovamento sia il pubblico in fatto di divertimento, sia le casse della Warner che inopinatamente ha prodotto e distribuito il remake.
Voto: 7
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