Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Tipico "poliziottesco"
Questo film come tanti altri similari, apparteneva al filone dei cosiddetti "poliziotteschi"sulla scia di successi internazionali come "ispettore Callaghan" o il "braccio violento della legge"dove però c'erano sicuramente più spessore e più trama.Girati nel periodo fine settanta, non avevano un taglio politico, anche se si era negli "anni di piombo" questa tematica restava anonimamente sullo sfondo.Gli eroi "sui generis" come il commissario Betti, al secolo Maurizio Merli,non erano schierati, ma combattevano la criminalità, che prosperava sul nostro territorio, arricchendosi con lo spaccio di stupefacenti, le rapine,le estorsioni lo sfruttamento della prostituzione e tanto altro, con un comportamento intransigente e altrettanto violento,usando praticamente i loro stessi metodi, decisamente poco ortodossi, spesso anche ostacolati da superiori e colleghi più moderati.Furono pellicole seguitissime e di grande successo di pubblico,all'epoca, ma tacciate dai critici severi, di un certo qualunquismo e soprattutto di essere depositarie di una concezione sbrigativa e semplicistica della giustizia "fai da te".Poca sociologia dunque, ma feroce repressione senza se e senza ma.Effettivamente traspare una certa superficialità in questi lavori ,caratterizzati da una sceneggiatura evanescente,dove peraltro ci sono inseguimenti spettacolari e vertiginosi, soprattutto autentici, il digitale era ancora di la da venire,ma non c'è approfondimento psicologico dei personaggi e tutto si risolve con crudeli colluttazioni,sparatorie e tanti morti ammazzati.Agli inizi degli anni ottanta il fenomeno cinematografico già si era esaurito,senza lasciare tracce.
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